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Alle ire di Berlusconi, ossessionato dai comunisti, ormai ci abbiamo fatto il callo. Sopportiamo persino le polemiche Veltroni-Di Pietro, e ce ne facciamo una ragione quando Brunetta se la prende con il resto del mondo; ma di dover assistere anche ad una disputa postuma fra Paul (Mc Cartney) e John (Lennon) su chi è stato il più pacifista dei due, questo no, pensiamo sinceramente di non meritarcelo.
Con tutto il rispetto per Sir Paul ( e gli abbiamo perdonato persino il matrimonio con quella strega di Heter, che gli ha mangiato metà patrimonio, una parte consistente del quale costruito con i proventi dei miei acquisti di tutti i vinili del baronetto), noi rimaniamo fedeli, fedelissimi, a John (verso il quale, per il profondo rispetto che gli portiamo, non abbiamo mai sollevato alcun dubbio anche quando si è sposato con Yoko).

Il pacifismo dei Beatles (tutti e quattro) è fuori discussione. Ma ci permettiamo sommessamente di osservare che John e George si sono spinti un po’ più in là, avvicinandosi molto alla nonviolenza (e siamo in grado di dimostrarlo ampiamente, con tanto di documentazione e rigore storico). Sia Paul che Ringo hanno contribuito a pezzi straordinari che entrano nelle colonne sonore del movimento mondiale per la pace. Paul, inoltre, ci ha regalato anche il recente concerto per la pace in Israele, e gliene siamo grati.
Ma John non si tocca.
Riconosciamo, infine, e ne andiamo fieri, di non aver nessun senso critico verso i Beatles e tutto ciò che li circonda. Qualsiasi cosa venga da quel mondo lo apprezziamo per partito preso, e non si discute.
Così è.