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Mao Valpiana Blog

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Archivi Mensili: ottobre 2010

NON voglio ricevere il libro di Berlusconi. Voglio le tariffe agevolate per spedire la rivista “Azione nonviolenta”

21 giovedì Ott 2010

Posted by maovalpiana in Berlusconi

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Azione nonviolenta, Berlusconi

Sta per arrivare nelle case di tutte le famiglie italiane il libro “Due anni di governo“, che illustrerebbe le “magnifiche sorti” del governo Berlusconi. E’ l’ennesima mascalzonata propagandistica del presidente del Consiglio, fatta con il denaro pubblico.

Come singoli cittadini, però, abbiamo la possibilità di difenderci, scrivendo al Governo che quel libro non lo vogliamo e che i soldi risparmiati vengano devoluti al Fondo necessario per ripristinare le “tariffe postali agevolate” per la piccola editoria, che questo stesso governo ha tagliato mettendo a repentaglio il futuro delle riviste no-profit (come “Azione nonviolenta“) costrette ora a spedire a tariffa intera, con costi insostenibili.

Il messaggio può essere inviato in busta affranca con bollo da euro 0,60 all’indirizzo:

Presidenza del Consiglio dei Ministri

Palazzo Chigi

Piazza Colonna

00100 ROMA

oppure con email all’indirizzo del sito del Governo

http://www.governo.it/scrivia/scrivi_a_trasparenza.asp

“Con riferimento all’annuncio del Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi di inviare ad ogni famiglia italiana il libro “Due anni di governo”, mi preme comunicarVi che desidero assolutamente NON riceverlo, essendo un mio diritto in base alla legge per la tutela della privacy n. 675/1996 ed il relativo D.P.R. n. 501/1998, (nella fattispecie articolo 13 comma e), e che la spesa relativa che si risparmierà venga messa a disposizione del Fondo per ripristinare le tariffe postali agevolate per la piccola editoria.

Ringraziando per l’attenzione porgo distinti saluti”

Mao Valpiana

Le cattive notizie di Silvio Berlusconi 

Le buone notizia di Azione nonviolenta

Pasolini pensiero: “Io spero che vincano i poveri”

14 giovedì Ott 2010

Posted by maovalpiana in Uncategorized

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Pasolini

Io spero naturalmente che non vinca il neocapitalismo: ma vincano i poveri. Perché io sono un uomo antico, che ha letto i classici, che ha raccolto l’uva nella vigna, che ha contemplato il sorgere o il calare del sole sui campi, tra i vecchi, fedeli nitriti, tra i santi belati; che è poi vissuto in piccole città dalla stupenda forma impressa dalle età artigianali, in cui anche un casolare o un muricciolo sono opere d’arte, e bastano un fiumicello o una collina per dividere due stili e creare due mondi.

Pier Paolo Pasolini

Profezia Afgana

11 lunedì Ott 2010

Posted by maovalpiana in Uncategorized

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guerra Afghanistan, nonviolenza

C’è voluto l’ennesimo sacrificio di carne umana,

per convincere gli adoratori blasfemi del dio della morte

a chiamare la guerra con il nome della guerra.

E ora che senza vergogna la possono nominare,

vogliono che i bombardieri siano riempiti di bombe.

Chi si dovrebbe opporre si fa invece complice,

per presunta lealtà e serietà,

unendosi al funerale di stato del dio assetato di sangue.

Ma gli innocenti sui cui cadranno le nuove bombe

sono figli di un altro dio,

che non vuole sacrifici né animali né umani,

che per amore dell’amore ha cercato la pace ma ha trovato la croce.

Le strade dell’Afghanistan sono minate di violenza e menzogna.

La voce del profeta nel deserto afgano chiede che cessi il fuoco,

che tacciano le armi,

per poter udire il battito d’ali

dell’angelo della nonviolenza.

mao valpiana

Intervista a John Lennon, nel giorno del suo compleanno

08 venerdì Ott 2010

Posted by maovalpiana in Beatles

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Beatles, John Lennon, musica, nonviolenza

Buon compleanno, John !

Pace, nonviolenza, musica.

di Mao Valpiana

E’ nato 70 anni fa a Liverpool nel Maternity Hospital in Oxford Street mentre sulla città era in corso un raid tedesco della seconda guerra mondiale.

Nome di battesimo: John Winston; cognome: Lennon. Il 9 ottobre del 1940 i genitori, Julia Stanley e Alfred Lennon, che si erano sposati due anni prima, erano già separati. Il padre Alfred, marinaio sempre in viaggio, fa ritorno nel 1945 con l’intenzione di riprendersi il figlio e di portarlo con sè in Nuova Zelanda. John, invece, preferisce restare con sua madre che lo affida alle cure di sua sorella Mimì. L’educazione impartita dalla zia è molto severa, pur improntata ad un sostanziale affetto e rispetto; lo spirito di John è già di indole ribelle, avido di libertà e di nuove esperienze. In una sua intervista, John, ricorda che “in quel periodo i miei svaghi principali consistevano nell’andare al cinema o nel partecipare ogni estate al grande “Galden Party” che si teneva nella locale sede dell’Esercito della Salvezza “Strawberry Fields”. “A scuola con la mia banda mi divertivo a rubacchiare qualche mela, poi ci arrampicavamo sui sostegni esterni dei tram che passavano per Penny Lane e ci facevamo dei lunghi viaggi per le vie di Liverpool”. Nel 1952 John si iscrive alla Quarry Bank High School. La madre Julia gli insegna i primi accordi su un banjo. John si appassiona alla chitarra che suona insieme agli amici di scuola. Famosa è la raccomandazione che gli fa la zia Mimì: “Studia, perchè con quella chitarra non ti guadagnerai mai da vivere!”.

Sappiamo come è andata la storia. Le sue canzoni sono ancora la colonna sonora del nostro tempo, ma lui stesso sembra aver sempre qualcosa di nuovo da dirci.

L’ho intervistato proprio nel giorno del suo settantesimo compleanno *.

Arriviamo subito al dunque e al motivo del nostro incontro. Cos’è per te, oggi, la nonviolenza?

JOHN LENNON. Per me vale ancora quello che ho scritto più di trentacinque anni fa in Revolution, quelle parole esprimono bene ciò che provo tutt’ora nei confronti della politica. Non contate su di me se di mezzo c’è la violenza. Non aspettatevi che salga sulle barricata se non con un fiore. E per quanto riguarda rovesciare qualcosa in nome di qualche ideologia, voglio sapere cosa si farà dopo averla abbattuta. Intendo dire: non si potrebbe tenere buono qualcosa? A cosa serve mettere le bombe a Wall Street? Se vuoi cambiare il sistema, cambia il sistema, non serve a niente ammazzare la gente. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. Ditemi quale rivoluzione violenta ha funzionato. Certo, qualcuna ha conquistato il potere, ma dopo cosa è successo? Lo status quo. La storia di abbattere il sistema va avanti da sempre. L’hanno fatto gli irlandesi, i russi, i francesi, i cinesi, e questo dove li ha portati? Da nessuna parte. E’ sempre lo stesso vecchio gioco. Chi guiderà il crollo? Chi prenderà il potere? I peggiori distruttori. Sono sempre loro ad arrivare primi. Quello che ho detto in molte mie canzoni è: cambiate la vostra testa. Se pensiamo a chi ha il potere, dobbiamo ricordarci che sono loro i malati. E, se hai un bambino malato in famiglia, non lo butti fuori di casa: cerchi di prenderti cura di lui e gli porgi la mano. Quindi prima o poi si deve trovare un punto di incontro con ciascuno, anche con i potenti. Se davvero noi siamo la generazione consapevole, dobbiamo stendere la mano al bambino ritardato e non dargli un calcio sui denti. L’unico sistema per assicurare una pace durevole è cambiare la nostra mentalità: non c’è altro metodo. I fini non giustificano i mezzi. Dobbiamo imparare dai metodi utilizzati da Gandhi e da Martin Luther King. La gente ha già il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare è prenderne coscienza. Alla fine accadrà, deve accadere. Potrebbe essere adesso o fra cento anni, ma accadrà.

Molte tue canzoni hanno affrontato il tema religioso. Come parleresti oggi ai giovani della fede e della morte, della tua morte?

JOHN LENNON. Ho sempre sospettato che ci fosse un Dio anche quando pensavo di essere ateo. Sono credente e mi sento pieno di compassione. Lui è il potere supremo, Lui non è né buono né cattivo, né bianco né nero: è e basta. Dovesse accadere qualcosa a me o a Yoko in questo periodo non sarà un incidente, ma non ho paura di morire. Sono preparato alla morte perché non ci credo. Penso che sia solo uscire da un’auto per salire su un’altra.

Una domanda banale, ma inevitabile: cosa resta vivo dei Beatles? Riguardando il tuo album fotografico, senti della nostalgia?

JOHN LENNON. Non rimpiango niente di quello che ho fatto, davvero, a parte forse aver ferito altre persone. Non rinnego niente. Ho sempre avuto l’idea della pace: si poteva già intuire dalle nostre prime canzoni. Noi siamo stati insieme molto più a lungo di quanto il pubblico sappia. E’ impegnativo vivere insieme in quattro per anni e anni, ed è questo che abbiamo fatto. Tutti i miei amici comunque erano i Beatles. C’erano i Beatles e forse altri tre con i quali ero veramente intimo. Penso che i Beatles fossero una sorta di religione. I Beatles sono finiti, ma io voglio ancora bene a quei ragazzi… Oggi non sono più alla ricerca di un guru. Non sto cercando niente. Le cose sono semplicemente così come sono.

Dopo i Beatles, dopo la tua carriere solista, ora che sei arrivato ai 70 anni, cosa puoi dire di aver imparato da tutte queste esperienze?

JOHN LENNON. La mia filosofia di vita è piuttosto semplice: pace, nonviolenza, e tutto in armonia con il resto del mondo. E’ ovvio che in tutti noi c’è della violenza, però si deve essere capaci di incanalarla o di gestirla in qualche modo. Se voglio un mondo in pace mi limiterò a proporre al prossimo questa visione, non forzerò nessuno a volere la pace come me. D’altra parte bisogna essere consapevoli che o ci si sforza di combattere per la pace, oppure si è destinati a morire in maniera violenta.

Qual è l’ultimo messaggio per i giovani di oggi?

JOHN LENNON. Credo che gli anni sessanta siano stati un grande decennio. I grandi raduni di giovani furono per alcuni solo un concerto pop, ma sono stati ben di più. Sono stati la gioventù che si è riunita e ha detto: crediamo in Dio, crediamo nella speranza e nella verità, ed eccoci tutti insieme in pace. I giovani hanno speranze perché sperano nel futuro e se sono depressi per il loro futuro allora siamo nei guai. Noi dobbiamo tenere viva la speranza tenendola viva fra i giovani. Io ho grandi speranze per il futuro.

… l’intervista è finita. John Lennon mi saluta e se ne va sorridente. Quarant’anni fa ha infiammato la mia generazione; oggi è un signore saggio, dai modi gentili, che riflette sulla nonviolenza unica salvezza per l’umanità. Resta il nostro fratello maggiore.

Verona, 9 ottobre 2010

* testi tratti dalla biografia ufficiale autorizzata da Yoko Ono e Paul Mc Cartney “The Beatles Anthology”



9 0ttobre 1940
8 dicembre 1980

Francesco d’Assisi, il santo della nonviolenza

02 sabato Ott 2010

Posted by maovalpiana in Nonviolenza, Ricorrenze

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Francesco d’Assisi, nonviolenza

4 ottobre, Francesco d’Assisi patrono d’Italia

Francesco, figlio di Pietro Bernardone, ha conosciuto l’orrore della guerra, vi ha partecipato come soldato, ha sentito l’odore del sangue, ha visto i morti, è stato fatto prigioniero. Forse proprio per questa sua esperienza diretta dopo la scelta di fede si è dedicato anima e corpo all’apostolato per la pace. Pace fra gli uomini e pace con la natura. Dopo la conversione Frate Francesco è tornato in guerra, ma questa volta senza spada. Ha voluto seguire una crociata, disarmato, per incontrare il Sultano e cercare la via del dialogo. C’è riuscito. Tornato in Italia ebbe un’intuizione; l’indulgenza allora era riservata ai crociati che andavano a combattere, ma lui chiese al Papa l’indulgenza plenaria per tutti coloro che, disarmati, fossero andati a pregare alla Porziuncola: la ottenne.

Che il lupo fosse un vero lupo o un brigante che portava quel nome, poco importa. Ciò che conta è l’indicazione francescana che i conflitti si debbono e si possono risolvere con la nonviolenza. Francesco è andato incontro al lupo, gli ha parlato, l’ha aiutato a riconoscere le proprie colpe e poi l’ha affidato alle cure della comunità di Gubbio, che così è stata coinvolta nel processo di riconciliazione.

Insomma, in San Francesco abbiamo uno straordinario esempio di strategia nonviolenta. Da questo punto di vista Francesco è un ponte fra la nonviolenza salvifica di Gesù e la nonviolenza politica di Gandhi. Una nonviolenza solidale che ha portato Francesco in mezzo ai lebbrosi e Gandhi in mezzo agli intoccabili. Una nonviolenza attiva che non accetta la guerra, perché essa è il più grande crimine contro l’umanità..

***

Francesco d’Assisi è un santo che piace a tutti. Religiosi e laici, bigotti e atei davanti al “poverello di Assisi” si commuovono. Piace così tanto che è stato nominato Patrono d’Italia.

Il Santo patrono è colui che protegge e al quale ci si affida nei momenti difficili. E qual è il momento più difficile, per una nazione, se non quello in cui soffiano i venti di guerra?

La Costituzione italiana, che “ripudia” la guerra è dunque in armonia con la volontà del Santo patrono. Ma l’Italia è coinvolta nel grande crimine della guerra, partecipandovi direttamente in Afghanistan e diffondendola nel mondo con la produzione ed il commercio di armi. Il paese oggi è indegno del suo patrono, fino a che non si convertirà ad un nuovo ruolo nel mondo: “dov’è guerra, fa che io porti la pace”.

Mao Valpiana

Verona



Francesco

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