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Questione di metodo

19 mercoledì Ott 2011

Posted by maovalpiana in Nonviolenza

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black bloc, nonviolenza, Perugia-Assisi, Roma 15 ottobre

(la violenza ci indigna, la nonviolenza ci ingegna)
con un post scriptum sulla tolleranza

Dopo aver raccolto più informazioni possibili, mi permetto di fare alcune considerazioni sul triste epilogo della manifestazione del 15 ottobre a Roma: come già a Genova nel 2001, l’esito era facilmente prevedibile.

Gli ingredienti, più o meno, sono gli stessi. Una grande massa di persone desiderose di manifestare le loro giuste rivendicazioni, il centro di una città come scenografia, la polizia mandata in forze a presidiare, e un manipolo di guastafeste capaci di tutto. Per far scattare la trappola, basta poco: il lancio di un sanpietrino, un bancomat fracassato, una vetrina sfasciata, e il gioco è fatto. Non serve, poi, dissertare se il blocco nero da cui è partita la provocazione era quello della polizia o quello con i passamontagna. I caschi sono gli stessi, cambia solo il colore, come sui campi da rugby.

Il problema, perciò, non è la polizia, e non sono nemmeno i cosiddetti black bloc.

Il problema sta negli obiettivi e nell’organizzazione della manifestazione, cioè nel fine e nel mezzo.

Il clima che precede una manifestazione di massa è importante, ed è determinato anche dalle dichiarazioni e dalle “parole d’ordine” degli organizzatori. Se i toni si esasperano, attirano gli esasperati. Capisco bene che l’indignazione sia una categoria allettante per i giornalisti, ma non ne farei un programma politico. Poi c’è da chiedersi perché si propone sempre e solo il tradizionale corteo, con gli slogan urlati, la musica assordante, la testa da conquistare, gli spezzoni da comporre: è inevitabile che emerga lo spirito da tifoseria, con tutte le sue degenerazioni. Infine, il percorso del corteo, che si snoda nel centro città, con i suoi luoghi simbolo, le zone proibite, gli obiettivi sensibili e i facili bersagli. La miscela è già esplosiva in partenza.

Venti giorni prima della manifestazione di Roma, si è svolta la marcia Perugia-Assisi. Penso che un confronto fra i due avvenimenti sia opportuno.

Le tematiche della Perugia-Assisi non erano certo più leggere o più naif di quelle di Roma. La necessità di uscire dall’economia di guerra e ricercare un’economia di giustizia, non è meno politica e rivoluzionaria delle aspettative degli “indignati”. L’una e l’altra iniziativa avevano obiettivi comuni: disarmare la finanza e investire sul sociale e sul lavoro; una parte dei manifestanti – ad Assisi e a Roma – erano gli stessi, ma il contesto e i metodi scelti erano totalmente diversi, e hanno fatto la differenza.

Anche alla Perugia-Assisi si sapeva che sarebbe giunta una grande massa di persone (e dunque potenzialmente dei rischi), ma il clima era assolutamente rilassato, essendo determinato dalle due parole-chiave convocatrici: “pace e fratellanza”. Il percorso, che si è sviluppato tra le campagne e le colline umbre, non dava adito a nessuna possibile provocazione; il verde degli alberi e le simbologie francescane hanno aiutato la voglia di comprensione piuttosto che la sopraffazione. Con duecentomila persone in cammino da Perugia ad Assisi non c’è stato il minimo incidente.

Se si vuole trovare una via d’uscita, non cadere più nelle trappole, uscire dalla violenza e avviarsi sulla strada della nonviolenza, bisogna cambiare totalmente strategia. Non si tratta di isolare o respingere i vandali, ma semplicemente di creare le condizioni affinché costoro non si presentino nemmeno alle prossime iniziative politiche.

Innanzitutto bisogna proclamare preventivamente il carattere nonviolento delle manifestazioni. E poi bisogna metterlo in pratica davvero. Basta con i cortei gridati. Si pensi piuttosto a dei sit-in in grandi spazi, meglio ancora se nei parchi, con la musica classica come colonna sonora. In un contesto così i black bloc sarebbero semplicemente ridicoli, e la polizia sarebbe fuori luogo.

Poi, si rinunci alla mega manifestazione, sempre a Roma, e si privilegino tantissime piccole manifestazioni, collegate fra loro, in ogni città e in ogni paese, dando davvero a tutti la possibilità di partecipare, soprattutto alle famiglie, ai bambini, agli anziani. Anche in questo caso i black bloc sarebbero messi alla berlina, ed invece della polizia ci sarebbe il vigile.

Poi, invece di urlare slogan, si può cantare o stare in silenzio. Al posto dei comizi finali si può fare una veglia, e anche il digiuno sarebbe un buon antidoto contro i fanatici agitatori.

Il movimento per un’economia nonviolenta ha bisogno di chiarezza. La nostra deve essere una proposta assolutamente limpida: nella strategia, negli obiettivi, nella tattica, nelle alleanze, nel linguaggio, nello spirito.

La violenza ci indigna, la nonviolenza ci ingegna.

di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento

 

P.S.

Il vecchio leader radicale, l’ottantunenne Marco Pannella, si è presentato sia alla marcia pacifista Perugia-Assisi che alla manifestazione indignata di Roma.

Al Meeting dei 1000 giovani per la pace, che ha preceduto la marcia, Pannella ha partecipato come relatore ad un seminario. E’ stato accolto con non troppo entusiasmo: alcuni giovani, vedendolo arrivare, si sono alzati e in silenzio se ne sono andati; altri, interessati o incuriositi, sono stati ad ascoltare e l’hanno applaudito.

A Roma gli indignati (la parte “buona” del corteo) hanno accolto Pannella a male parole “venduto, provocatore, buffone, ladro, carogna, vattene!”, e qualcuno gli ha anche sputato in faccia, costringendolo ad andarsene prima che la situazione degenerasse.

Due modi opposti di intendere l’ospitalità e la tolleranza.

Verona, 19 ottobre 2011

Mao Valpiana alla Perugia-Assisi 2011

03 lunedì Ott 2011

Posted by maovalpiana in Nonviolenza

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Aldo Capitini, marcia per la pace 2011, Movimento Nonviolento, nonviolenza, Pietro Pinna

Il discorso di Mao Valpiana, presidente del Movimento nonviolento, alla Rocca di Assisi in occasione del cinquantesimo anniversario della Marica per la pace e la fratellanza dei popoli Perugia-Assisi. 25/09/2011.


“I giovani del 1961 hanno camminato oggi insieme ai giovani del 2011.
Abbiamo camminato seguendo due idee fondamentali: pace e fratellanza.
Pace e fratellanza sono il programma politico che Capitini ci ha indicato
nel 1961 e che ancora oggi è il nostro programma politico.

Pace e fratellanza si raggiungono attraverso una strada maestra che è
quella del disarmo.
Disarmo significa riduzione drastica delle spese militari.

L’articolo 11 della Costituzione italiana dice: “l’Italia ripudia la
guerra”. Per ripudiare la guerra noi oggi dobbiamo ripudiare gli strumenti
che la rendono possibile: gli eserciti e le armi.
Ringraziamo il presidente Napolitano del messaggio che ci ha inviato oggi,
ma gli diciamo che l’articolo 11 vale sempre, vale anche per la guerra in
Libia, e vale per la guerra in Afghanistan!
Non si possono difendere i diritti umani con i bombardamenti.

E solo quando realizzeremo e applicheremo veramente l’articolo 11 della
Costituzione avremo la strada aperta per attuare concretamente tutti i
dieci articoli precedenti: la pace, la giustizia, l’uguaglianza, il lavoro
dignitoso per tutti, si possono ottenere solo attraverso l’abolizione
della guerra e della sua preparazione.

La vera marcia, lo sappiamo, comincerà questa sera, quando ognuno di noi
tornerà nella propria casa con l’impegno di realizzare il programma
politico nonviolento: pace e fratellanza.
Per cominciare, dobbiamo partire da noi stessi, ognuno di noi deve fare il
proprio disarmo.
Un disarmo unilaterale, un disarmo culturale. Fare cadere i muri dentro le
nostre teste. Spezzare il proprio fucile.
Non aspettiamo che siano gli altri a disarmare, incominciamo noi!

Questa è la chiave della nonviolenza: partire dalla propria esperienza,
mettere in gioco la propria vita.
Questo è l’orizzonte che ci ha mostrato Aldo Capitini, questo è il varco
attuale della storia che Capitini ha indicato dalla Rocca di Assisi
cinquant’anni fa.

Il Movimento Nonviolento, da lui fondato, prosegue il cammino nella
direzione di una politica nonviolenta per l’opposizione integrale alla
guerra.

Concludo portandovi il saluto di Pietro Pinna, il primo obiettore di
coscienza italiano che ha aperto la strada nel nostro paese all’obiezione
di coscienza: obiettiamo alle armi, obiettiamo agli eserciti, obiettiamo
alla guerra!”.

2 ottobre, celebriamo la nonviolenza di Gandhi

01 sabato Ott 2011

Posted by maovalpiana in Nonviolenza, Ricorrenze

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2 ottobre, Mohandas K. Gandhi, nonviolenza

L’Assemblea generale dell’Onu ha indetto per il 2 ottobre (anniversario della nascita di Mohandas K. Gandhi) la Giornata  Internazionale della Nonviolenza.
In una risoluzione approvata dagli Stati membri, l’Assemblea invita tutti i paesi,
organizzazioni e individui a commemorare questo giorno “per promuovere una cultura
della pace, della tolleranza, della comprensione e della nonviolenza”.

In moltissime citta’ d’Italia, e in tanti altri paesi, il 2 ottobre si celebrano eventi – promossi da gruppi di base o da istituzioni – per ricordare la figura del Mahatma e far crescere la nonviolenza nel mondo.

*

Il 2 ottobre celebriamo la nonviolenza, che e’ legge dell’umanita’, forza della verita’, potere dell’amore. Con Gandhi, infatti, e’ nata la nonviolenza politica, rivoluzionaria, leva di cambiamento sociale. La nonviolenza e’ sempre esistita, e’ scritta nella coscienza di ogni persona, e’ il messaggio profondo della spiritualita’ di ogni popolo, e’ “antica come le montagne”, ma prima di Gandhi veniva intesa come via personale di salvezza, come un cammino intimo, come stile di vita; dopo l’esperienza di Gandhi e’ divenuta un fatto collettivo, applicata su larga scala, forma di lotta popolare, e ne e’ nato un metodo scientifico e ripetibile. La nonviolenza e’ stata la vera, grande, unica rivoluzione del XX secolo. Gandhi ha sperimentato la nonviolenza come alternativa alla guerra.
Questa e’ la straordinaria novita’ storica. Le ideologie del Novecento si sono frantumate alla prova della storia, sono state sepolte nelle tragedie dei campi di sterminio e nei gulag, sono morte nei massacri della prima e della seconda guerra mondiale.
La nonviolenza e’ il pensiero che indica la strada che l’umanita’ deve intraprendere per la salvezza di se stessa e del pianeta. Crisi ecologica e crisi belliche rendono il futuro incerto.

Gandhi ha rovesciato il motto “se vuoi la pace prepara la guerra” nel suo giusto verso “se vuoi la pace prepara la pace”. Decisiva, nel pensiero di Gandhi, e’ la riflessione su “mezzi e fini”: non e’ il fine che conta, ma il metodo che scelgo per raggiungerlo, perche’ in esso gia’ prefiguro il fine. “Si dice: i mezzi in fin dei conti sono mezzi. Io dico: i mezzi in fin dei conti sono tutto”. Questa e’ la rivoluzione nonviolenta. Dunque, ancor piu’ importante della pace di domani, e’ la scelta del disarmo di oggi, a partire dal ripudio della guerra e degli strumenti che la rendono possibile: eserciti e armi.

*

Dopo la marcia della pace e della fratellanza dei popoli del 25 settembre, svolta all’insegna del pensiero e della figura di Aldo Capitini, la data del 2 ottobre, all’insegna del pensiero e della figura di Gandhi, ne e’ il naturale proseguimento.
E’ importante che tutti coloro che si sono ritrovati a camminare insieme da Perugia ad Assisi, singoli o gruppi, il 2 ottobre si attivino nel proprio territorio con un banchetto, l’esposizione della bandiera della pace o della nonviolenza, una conferenza, una fiaccolata, la distribuzione di un volantino, una semplice presenza pubblica, anche silenziosa. Il 2 ottobre e’ il compleanno della nonviolenza, “la piu’ grande forza di cui disponga l’umanita’”. Celebriamolo nell’unico modo possibile per non essere ipocriti e retorici: con iniziative pubbliche che indichino l’urgente necessita’ per il nostro paese di rispettare l’articolo 11 della Costituzione: ripudiare la guerra, uscire dalle avventure senza ritorno della guerra in Afghanistan e in Libia, tagliare drasticamente le spese militari, rinunciare all’acquisto di nuove armi a cominciare dai cacciabombardieri F35.

La nonviolenza e’ in cammino.
Il mondo e’ solo all’inizio dell’esplorazione delle potenzialita’ della nonviolenza.

M.K. Gandhi

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