In questi giorni si stanno celebrando i festeggiamenti per i 1650 anni del nostro Patrono.
Musica, gastronomia, giostre, teatro, in piazza San Zeno e in piazza Pozza. Ma pochi metri più in là, in piazza Corrubbio, vediamo la desolazione di un cantiere fermo e abbandonato per il fallimento di una ditta esecutrice dei lavori.
Le dichiarazioni dell’Assessore sono sconfortanti: “la situazione sembra sotto controllo e i lavori dovrebbero riprendere già la settimana prossima”. Dopo due anni di agonia queste parole suonano come una campana a morto per la piazza. La finzione di progetti fatti al computer con disegnetti di aiuole, fontane, mamme felici con le carrozzine dei loro neonati, stridono con l’amara realtà di un cantiere senza fine, di una piazza ridotta a cratere come un vulcano spento. Desolazione.
Le rassicurazioni, le promesse, le patetiche dichiarazioni da campagna elettorale sono svanite. Resta solo la verità che il Comitato Salviamo piazza Corrubbio ha sempre annunciato: “questa storia è iniziata male e finirà peggio”.
Non fa piacere vedersi riconosciuto il ruolo della Cassandra. Ma purtroppo è così.
Ora c’è una sola cosa da fare: l’Amministrazione comunale si deve assumere le proprie responsabilità e farsi garante presso le banche per una fidejussone che permetta alla ditta appaltatrice di concludere i lavori fino alla copertura del parcheggio.
Poi la decisione su come realizzare la superficie delle futura piazza deve essere tolta dalle mani della Rettondini e affidata ad un concorso pubblico, con il coinvolgimento dei cittadini, che hanno già espresso il desiderio di riavere una piazza viva, alberata, in sintonia con il contesto storico che la circonda. L’alternativa è tenersi un cantiere abbandonato a 50 metri dal campanile di San Zeno. Uno scandalo mondiale. Il modo peggiore per festeggiare i 1650 anni del Patrono.
Mao Valpiana
Comitato Salviamo Piazza Corrubbio