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30 gennaio 1948 – 2013 65esima ricorrenza della morte di M.K.Gandhi

29 martedì Gen 2013

Posted by maovalpiana in Nonviolenza, Ricorrenze

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30 gennaio, Mohandas K. Gandhi, nonviolenza, satyagraha

LA STRAORDINARIA ATTUALITA’ DI GANDHI:
UN UOMO DI FEDE CONTRO TUTTE LE GUERRE

Il 30 gennaio del 1948 Gandhi moriva assassinato. Non aveva partecipato ai festeggiamenti per l’indipendenza indiana, dopo averla conquistata con il satyagraha (la forza della verità o nonviolenza), perché la separazione tra India e Pakistan era per lui una grande sconfitta. E’ stato assassinato da un fanatico indù che non gli aveva perdonato la sua azione per la riconciliazione religiosa e la sua apertura ai musulmani. L’indù Gandhi (che aveva una sconfinata ammirazione per Gesù Cristo e per San Francesco d’Assisi) fu considerato dai fondamentalisti di entrambe le parti come un traditore. Sono passati sessantacinque anni e il fondamentalismo religioso è ancora un pesante ostacolo per tanti processi di pacifica convivenza.
Dunque, non si può parlare di Gandhi senza riferirsi alla sua esperienza e alla sua definizione di religione: “E’ l’elemento permanente della natura umana; non ritiene nessun sacrificio troppo grave per trovare piene espressione e lascia l’anima totalmente inquieta fino a che non ha trovato se stessa, conosciuto il suo Creatore e sperimentato la vera corrispondenza fra il creatore e se stessa”. E poi prosegue: “Per me Dio è verità e amore; Dio è etica e morale; Dio è coraggio. Dio è la fonte della luce e della vita e tuttavia è di sopra e di là di tutto questo. Dio è coscienza. E’ perfino l’ateismo dell’ateo. Trascende la parola e la ragione. E’ un Dio personale per coloro che hanno bisogno della sua presenza personale. E’ incarnato per coloro che hanno bisogno del suo contatto. E’ la più pura essenza. E’, semplicemente, per coloro che hanno fede. E’ tutte le cose per tutti gli uomini. E’ in noi e tuttavia al di sopra e aldilà di noi…”.
Siamo in presenza di una religione aperta, libera, accogliente, amorevole, umana. La religione di Gandhi coincide con la ricerca della Verità, perché Dio stesso è Verità, e la Verità è Dio. In questo senso per Gandhi, e per molti amici della nonviolenza, ogni problema che si pone, ogni questione che si deve affrontare, politica, sociale, economica, etica, collettiva o personale, è una sfida religiosa: “per me ciascuna attività, anche la più modesta, è guidata da quella che io considero la mia religione… la mia attività politica, come tutte le altre mie attività, procede dalla religione… perciò anche nella politica dobbiamo stabilire il regno dei cieli”. Tuttavia in Gandhi c’è posto anche per una piena laicità. Ha saputo essere, insieme, un grande religioso e una grande statista: “se fossi un dittatore, religione e Stato sarebbero separati. Credo ciecamente nella mia religione. Voglio morire per essa. Ma è una mia faccenda personale. Lo Stato non c’entra. Lo Stato dovrebbe preoccuparsi del benessere temporale, dell’igiene, delle comunicazioni, delle relazioni con l’estero, della circolazione monetaria e così via, ma non della vostra o mia religione. Questa è affare personale di ciascuno”.
Oggi nel mondo intero Gandhi è considerato il profeta della nonviolenza, ma il rischio è quello di farne un santo, un eroe, un simbolo, un mito. Gandhi, invece, nel corso di tutta la sua azione sociale e politica si è sempre sforzato di far capire che ciò che lui ha fatto poteva farlo chiunque altro, che “la verità e la nonviolenza sono antiche come le montagne”. La novità emersa con Gandhi consiste nell’aver saputo trasformare le nonviolenza da fatto personale a fatto collettivo, da scelta di coscienza a strumento politico: con Gandhi la nonviolenza non è più solo un mezzo per salvarsi l’anima, ma diventa un modo per salvare la società. La nonviolenza è sempre esistita, presente in tutte le culture e in tutte le religioni, in oriente e in occidente, nei sacri testi della Bibbia e del Corano, della Bhagavad Gita e del Buddhismo. Ma è con Gandhi che la nonviolenza diventa un’arma di straordinaria potenza per liberare le masse oppresse. Il Mahatma ci ha fatto scoprire che la nonviolenza è insieme un fine ed un mezzo, che per abbracciare e farsi abbracciare dal satyagraha ci vuole fede, pazienza, sacrificio, dedizione, addestramento. Grazie a lui oggi possiamo utilizzare la teoria e la pratica della nonviolenza per tante battaglie di giustizia e libertà, in ogni parte del mondo.
Gandhi è stato un grande innovatore, è stato l’uomo che ha riscattato il ventesimo secolo che altrimenti sarebbe stato consegnato alla storia come un secolo buio, per gli orrori delle guerre mondiali e per l’olocausto nei campi di sterminio. Gandhi, e non Hitler e non Stalin, è l’uomo nuovo del ‘900, la preziosa eredità per questo secolo.
La lezione di Gandhi ha suscitato molti proselitismi, in ogni parte del mondo. Dal Sudafrica al Chiapas, dalla Birmania al Tibet, così come in Europa e in America Latina, ovunque vi sono gruppi o popoli che lottano per i loro diritti ispirandosi alla forza attiva del satyagraha.
“Se posso dirlo senza arroganza e con la dovuta umiltà, il mio messaggio e i miei metodi sono validi, nella loro essenza, per il mondo intero; ed è motivo di viva soddisfazione per me sapere che hanno già suscitato mirabile rispondenza nel cuore di un grande e sempre crescente numero di uomini e donne dell’Occidente”.
Oggi infatti, in Europa e negli Stati Uniti, non si può parlare di pacifismo senza fare i conti con la nonviolenza gandhiana. La mobilitazione mondiale contro la guerra (intendo contro tutte le guerre, fatte da chiunque per qualsiasi motivo e con qualunque arma) è coerente e vincente solo se fatta con i mezzi della nonviolenza.
“La guerra è il più grande crimine contro l’umanità”. Gandhi condanna il ricorso alla guerra senza appello.
Il movimento contro la guerra, se vuole avere un futuro e non essere solo un fuoco di paglia che si spegne alla prima pioggia di bombe, deve saper adottare tutti i metodi rigorosi della nonviolenza. E’ ancora Gandhi a parlar chiaro: “Si dice: i mezzi in fin dei conti sono mezzi. Io dico: i mezzi in fin dei conti sono tutto”
Il mondo è solo all’inizio dell’esplorazione delle potenzialità della nonviolenza e noi crediamo che essa sia una prospettiva indispensabile per il futuro dell’umanità.

Delusione Civile

21 lunedì Gen 2013

Posted by maovalpiana in Uncategorized

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Qualsiasi proposta o idea politica cammina con le gambe delle persone.

E’ dalla composizione delle liste che possiamo giudicare la bontà di un simbolo elettorale.

Basta uno sguardo complessivo alle liste Ingroia / Rivoluzione civile per rendersi conto che ad essere “garantiti” nei primi posti in lista in tutti i collegi elettorali sono esponenti dei partiti che partecipano a questa operazione politica: Idv, Prc, PdCI e Verdi. Garantiti sono anche alcuni rappresentanti della cosiddetta “società civile”, ma solo quelli cooptati direttamente da Ingroia. Gli amici degli amici. Poi ci sono le eccezioni, come l’ex grillino dissidente, nominato per il merito di essere un volto televisivamente noto. Tutti gli altri, rappresentanti di associazioni, movimenti, o personalità espresse dai territori, messi in quinta, sesta, settima fila.

Come nelle vecchie tradizioni politiche, le “teste di lista” (cioè coloro che con l’attuale legge saranno eletti in ordine di apparizione), sono state decise dal centro e imposte nei vari collegi regionali: con il giochetto delle “quartine” fisse ma con ordine scambiato, per garantire a tutti i prescelti di avere ampie possibilità di successo (ammesso che che si superi il 4% e non avvenga il flop come fu per l’Arcobaleno, cartello elettorale costruito nel 2008 più o meno dagli stessi protagonisti di oggi).

Capita così che nel collegio senatoriale del Veneto il capolista è Antonio Borghesi, deputato uscente, attuale capogruppo di Italia dei Valori, già Presidente della Provincia di Verona per la Lega Nord, poi consigliere provinciale della Liga Veneta Repubblica.

Per la Camera nel collegio Veneto1 il predestinato (n. 3 in lista) è tal Roberto Soffritti, voluto da Diliberto, già sindaco Pci di Ferrara per 16 anni, già deputato per una legislatura, già presidente di Metronapoli, attuale tesoriere del Partito dei Comunisti Italiani. Lo chiamano “il duca rosso”.

Per chi fosse interessato ai dettagli: http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20130118/manip2pg/05/manip2pz/334653/

e qui: http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=47262

Ecco, queste sarebbero la rivoluzionarie novità civili che vengono proposte agli elettori, due politici navigati di lungo corso, con alle spalle percorsi molto discutibili.

A me era stato chiesto di candidare in posizione successiva, evidentemente per dare una copertura “civile” e presentabile alla lista, e per portare i voti delle province di Verona, Vicenza, Padova, Rovigo, dove sono molto conosciuto per la mia militanza nonviolenta ed ecologista pluridecennale, non essendoci nessun’altra personalità locale in lista. Ho rifiutato. Per dignità mia personale e per non coinvolgere il buon nome del Movimento Nonviolento in un progetto che è una truffa:

VOTI INGROIA, ELEGGI BORGHESI E SOFFRITTI.

Mao Valpiana

P.S. Non nego amarezza e sofferenza. Ho partecipato con speranza al progetto degli Ecologisti e Civici, ho aderito all’appello “Io ho un sogno”, ho guardato con interesse a “Cambiare si può”, e dopo anni e mesi di un difficile lavoro corale, dal basso, alla prima accelerata elettorale, tutto è svanito dietro la foglia di fico del volto onesto di Ingroia, mentre la gestione politica è affidata a Di Pietro, Diliberto, Ferrero, De Magistris, che hanno altre finalità. Non era per questo risultato che in tanti abbiamo lavorato. Decidano gli elettori se questo progetto può decollare ugualmente, o se va fermato, per darci il tempo di ricostruire i fondamentali, cioè la coerenza tra fini e mezzi, anche nella composizione delle liste, nella costruzione della linea politica. Penso che premiare le due candidature venete equivarrebbe ad uccidere il progetto stesso. Nulla di personale, ma poi sarebbero loro ad agire e parlare a nome nostro. Mi si conceda una citazione di Ignazio Silone che si definiva “un socialista senza partito”; oggi mi sento un ecologista senza partito.

Il voto va comunque usato, per non riconsegnare il paese alla destra, ai fascisti capaci di tutto e ai populisti buoni a nulla. Il mondo non finisce con queste elezioni, ce ne saranno altre.

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