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Mao Valpiana Blog

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Archivi Mensili: febbraio 2013

Dopo le elezioni. Considerazioni sparse (ed una postilla)

28 giovedì Feb 2013

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Agenda della pace, alba, Cambiare si può, Costituzione, elezioni, F35, governo, Grillo, Ingroia, Lista Civica, M5S, nonviolenza, Radicali, spesa militare, Verdi

La politica è l’arte del compromesso e del possibile.
Traduzione: la politica (governo della città) è l’arte (attività creativa) del compromesso (accordo di mediazione) e del possibile (ciò che si può fare).
Nelle prossime settimane vedremo se e chi nel nuovo Parlamento saprà fare politica.

I RISULTATI
Il risultato elettorale ci consegna un’Italia divisa, squilibrata, ancora incerta sulla strada da intraprendere per uscire dalla crisi in cui si è messa.
Chi ha dato la fiducia al centro-sinistra, vuole un governo capace di fare le riforme; chi ha dato la fiducia al centro-destra, vuole la continuità con i decenni trascorsi; chi ha votato per il Movimento 5 stelle, vuole liberarsi dei predecessori (tutti a casa).
Difficile trovare una maggioranza. E questo è certamente un danno per il paese, che ha problemi così  enormi che avrebbero bisogno di un governo autorevole, sostenuto dalla fiducia degli italiani.
Non so se si riuscirà a formare un governo, con chi, quanto durerà, se saprà fare le riforme necessarie, tra quanto torneremo a nuove elezioni. Fare l’indovino non è il mio mestiere (e comunque non dimentichiamo che in passato abbiamo avuto un presidente del Consiglio come Berlusconi, e ministri come Bossi e Calderoli: difficile cadere più in basso).
Quello che mi interessa è capire i fatti, e cosa posso fare io (noi) per far andare meglio le cose.
E’ evidente che il dato forte emerso dalla urne è la volontà di un cambiamento. Lo dice anche la grande mobilità elettorale che gli elettori hanno dimostrato di avere. Non è la prima volta che viene espressa, pur in forme diverse, una necessità di discontinuità con il passato, una forte contestazione e la voglia di novità nel Parlamento: è già accaduto nel 1976 con il Partito Radicale, nel 1987 con la Lega e i Verdi, nel 1994 con Forza Italia.
L’involuzione di quelle novità è nota a tutti…. e non è escluso che la storia si ripeta..

IL M5S
Oggi la novità è il Movimento 5 Stelle, che ha luci e ombre.
Le luci sono rappresentate da alcuni punti programmatici assolutamente condivisibili, dall’aver incanalato la protesta in un alveo democratico, aperto la partecipazione a tanti giovani. Le ombre sono la guida monarchica e centralizzata del movimento, l’assenza di confronto reale, la demonizzazione degli avversari.
Grillo (padre/padrone) resta un attore, recita una parte del copione (scritto da Casaleggio Associati s.r.l.), ma non vuole assumersi responsabilità politica.
D’altra parte l’aveva già annunciato lui stesso con la campagna elettorale (fatta nelle piazze, e anche questo è stato un segno positivo) chiamata significativamente Tsunami tour. Cos’è lo tsunami? L’onda arriva, travolge e sommerge tutto, ma poi si ritira e lascia solo fango e macerie. Ci vuole qualcuno che dopo lo tsunami si rimbocchi le maniche per togliere i detriti, ripulire e poi poter ricostruire. Chi lo farà questo lavoro?
Se il M5S mantiene la linea di “non alleanza” rischia di diventare un contenitore che tiene congelati i voti. Probabilmente è una strategia voluta, per costringere le altre coalizioni a trovare accordi sulle riforme, e quindi accusarle di inciuci e vecchia politica, per proseguire la raccolta di voti anche alle prossime elezioni… questo è un gioco che bada al tornaconto del Movimento e non al bene comune del paese.
Ma ciò potrebbe non accadere, se gli eletti del M5S agissero come la Costituzione prevede. I deputati sono eletti senza vincolo di mandato. Quindi ognuno di loro ha il dovere di votare secondo coscienza, e di rispondere solo al corpo elettorale. C’è da sperare che tra i “grillini” ce ne siano tanti che non si considerano tali, ma semplicemente deputati della Repubblica italiana, decisi a votare in Aula per il bene di tutti, non seguendo le indicazioni del capo-partito.
Questa sarebbe davvero una grande novità. Vedremo.

RIVOLUZIONE CIVILE
Un altro dato uscito dalle urne è il fallimento totale (senza possibilità d’appello) della Rivoluzione civile di Ingroia. Il magistrato impolitico, che ha dato la colpa del proprio flop al Pd e ai giornalisti, era la foglia di fico che copriva 4 partitini, fingendo di essere il leader di una sedicente società civile che evidentemente rappresentava solo se stessa. Gli elettori hanno bocciato il brutto simbolo dietro al quale non c’era progetto politico. Dopo il disastro della Sinistra Arcobaleno del 2008, gli stessi protagonisti, recidivi, ci hanno riprovato, ma ormai non hanno più consenso. E’ un bene perchè così non si perpetua l’equivoco, e il percorso avviato da Cambiare si può, Alba, Lista Civica e tanti altri soggetti rimasti fuori da questa competizione elettorale, potrà proseguire tenendo aperto un laboratorio politico senza ambiguità.

UNA POSTILLA
Lo scenario politico che abbiamo davanti a noi è quindi in grande movimento. Ci sono molti rischi, ma vi possono essere anche nuove opportunità. Dobbiamo saperle cogliere.
Per un possibile “buon governo” dell’oggi, la Rete Italiana per il Disarmo e il Tavolo Interventi Civili di Pace hanno proposto alle forze politiche un’Agenda della Pace e del Disarmo ( http://www.disarmo.org/rete/a/37647.html ). E’ un vero e proprio programma di governo, realizzabile, che fa risparmiare denaro pubblico e genera nuove risorse. Dobbiamo lavorare per mantenere l’attenzione su questa Agenda e costringere il nuovo Parlamento a confrontarsi sulle singole proposte. L’abolizione del programma F35 e la riduzione drastica della spesa militare sono due priorità assolute (che fanno concretamente bene al paese), molto più di generiche e demagogiche campagne “contro la casta” (spero comunque che i grillini la smettano con il brutto slogan “tutti a casa”, perchè ora anche loro fanno parte delle istituzioni. I partiti hanno presentato le liste, gli elettori hanno votato e gli eletti sono tutti uguali. Non si capisce perchè quelli del M5S sarebbero “la gente” e gli altri “i politici”. Sono tutti cittadini candidati ed eletti, né più né meno come prevedono le regole democratiche).

Questa è la nostra aggiunta nonviolenta alla realtà politica odierna.
Ma è evidente che c’è bisogno di più. Che la situazione politica italiana è bloccata da troppo tempo, che le vecchie proposte non hanno più fiato e il nuovo è emerso come forza distruttiva del vecchio ma non ancora costruttiva del futuro. C’è bisogno di nonviolenza (forza della verità – potere di tutti) anche nel mondo politico.
In queste elezioni i singoli amici della nonviolenza hanno fatto la propria personale scelta politica (chi Sel, chi il M5S, chi il Pd, chi i Radicali di Amnistia-Giustizia-Libertà, chi Riv. Civ. o altre sigle ancora…), come voto di appartenenza, o voto strategico…
Per il futuro, invece, è necessario proseguire il percorso per trovare una dimensione politica della nonviolenza (oggi non presente nello scenario). E’ bene, quindi, che ora si apra una fase nuova, innanzitutto di confronto, per immaginare un’opzione politica nonviolenta comune.
La situazione è difficile, può peggiorare ancora. Ma poi ci sarà sicuramente bisogno di qualcosa di forte, nuovo, positivo, coraggioso, per ricostruire su nuove fondamenta la politica. La nonviolenza può essere “la pietra che i costruttori hanno scartato” e che poi è diventata “la pietra angolare” (Matteo 21, 42).

Fino ad oggi abbiamo votato per “il meno peggio“, può essere che la prossima volta riusciremo a votare per “il più meglio”…
Discutiamone.

Mao Valpiana

Verona, 28 febbraio 2013

Il voto è mio e lo gestisco io

21 giovedì Feb 2013

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Aldo Capitini, Alexander Langer, Costituzione italiana, Mohandas K. Gandhi, Movimento Nonviolento, nonviolenza

PREMESSA
Quelle che seguono sono considerazioni personali, che non coinvolgono in alcun modo il Movimento Nonviolento, che ho l’onore di presiedere.
Ho un solo voto. In tanti me lo chiedono. Fino ad oggi l’ho sempre espresso. Qualche volta sono stato soddisfatto del suo utilizzo, altre meno. Tuttavia continuo a pensare che il mio unico voto sia davvero prezioso. In democrazia (governo del popolo) il voto è la parola data ai cittadini che scelgono a chi affidare la guida della società (che è il compito della politica).
La Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo. Io faccio parte del popolo italiano e quindi mi appartiene una quota-parte di sovranità. Penso di esercitarla in modo pieno. Partecipo attivamente alla vita sociale: dedico ogni giorno molte ore al lavoro per far crescere la nonviolenza organizzata in Italia: la redazione della rivista Azione nonviolenta, la presidenza del Movimento Nonviolento, la conduzione della Casa per la nonviolenza di Verona.
Ci deve quindi essere una relazione fra il mio agire sociale quotidiano e il mio voto alle elezioni politiche di domenica. Sarebbe una palese contraddizione lavorare ogni giorno per la nonviolenza e poi mettere il mio voto nelle mani di chi non ci crede affatto.

LE PROPOSTE IN CAMPO
Allora mi guardo intorno, nel supermercato della politica italiana, e cerco di capire se una delle offerte che i partiti ci presentano in questi giorni sia in qualche modo almeno compatibile con l’orientamento nonviolento. Sinceramente faccio fatica a dare una risposta decisa e positiva. In precedenti elezioni optavo per la scelta della persona anziché del partito, dando la preferenza a chi aveva la mia fiducia personale: ho votato simboli che non condividevo per sostenere candidati che avevano la mia stima. Ora questo non è più possibile: il cittadino può solo ratificare una lista.
Molti dei simboli che troveremo sulla scheda sono nuovi (anche se in alcune di queste “nuove” formazioni troviamo politici di lungo corso) e quindi non è possibile valutare il loro operato, ma ci si deve affidare elusivamente alla campagna elettorale e ai programmi. Sarebbero voti sulla fiducia, una cambiale in bianco. Altri partiti hanno già governato e quindi sappiamo bene che prova hanno dato di se. Difficile, nel complesso, essere fiduciosi e clementi.
Un criterio valido per la scelta sarebbe quello di vedere come vivono concretamente coloro che si candidano a guidare il paese. La coerenza personale è stata il faro che ha guidato il politico Gandhi,  Capitini e Alexander Langer.  Come faccio a votare chi fa buoni comizi, ma vive in ville  superprotette e ha la Ferrari nel garage? Che credibilità può avere? La differenza la si vede non da quel che si dice, ma da come si vive.
Personalmente escludo in partenza il Pdl e la Lega, la galassia di partitini del centro-destra, e non mi soffermo su liste improbabili tipo Fare o altri. Monti fa la politica del Fondo monetario internazionale, della Banca centrale europea e della Nato. Non posso certo votarlo.
Il Movimento 5 Stelle non mi convince, è un salto nel buio, non riesco a decifrarne il progetto politico; dire che destra e sinistra non esistono più è come dire che non esistono più idee giuste e idee sbagliate, che non c’è differenza tra il bello e il brutto, che giustizia e ingiustizia sono uguali. No, non è così. E poi chi si mette su un piedistallo e giudica e condanna tutti gli altri, non mi è mai piaciuto. Figuriamoci se si può fare in politica, che è l’arte del compromesso (Gandhi).
Rivoluzione Civile mi ha deluso. Doveva essere un esperimento nuovo, ma è nata e cresciuta troppo in fretta, e ne è sortita una cosa vecchia, somma di partiti (IdV, Pdci, Rc, Verdi) che per non andare alla deriva tentano di salvarsi salendo sulla scialuppa guidata da un magistrato impolitico. Rischia di rimanere fuori dal Parlamento, e se superasse lo sbarramento ad entrare sarebbero gli esponenti di quei partiti (basta vedere i primi nelle liste) e la società civile rimarrà nei proclami.
La lista di scopo dei Radicali, Amnistia Giustizia Libertà, poteva essere una buona idea, ma ha praticamente deciso di autoescludersi dalla competizione. Troppi salti mortali, è caduta senza rete.
Resta la coalizione di centro-sinistra (Pd, Sel, Centro democratico) che ha buone probabilità di vincere le elezioni e governare.

IL VOTO OGGI
A questo punto cosa posso fare? Il voto è l’espressione di una volontà, ma può esserlo anche di una negazione. Scelgo il meno peggio? Decido di favorire chi ha più possibilità di stoppare il peggiore?
Queste elezioni rappresentano probabilmente un passaggio difficile e decisivo per il futuro del paese. La cosiddetta seconda repubblica è stata un fallimento, ha smantellato lo stato sociale, ha impoverito la classe media, ha aumentato a dismisura le spese militari. La transizione a qualcosa di nuovo e di diverso sarà molto delicata. Il rischio è quello di una disgregazione sociale, o del ritorno a  scelte autoritarie. E’ il modello di sviluppo che deve essere messo in discussione, e quindi è importante saper governare il passaggio dal vecchio al nuovo. Ci vorrà tempo, e capacità, e saggezza.
Il primo passo, urgente, è fermare definitivamente i malandrini. Poi bisognerà rieducarci tutti ad una consapevolezza di cittadinanza. Prima ancora dei politici, sono gli elettori da riformare. E per questo ci vuole un profondo lavoro culturale.
Dunque questa volta darò un voto in negativo per fermare il ritorno del caimano (al Senato Pd), e un voto in positivo per dare forza di governo a chi terrà il baricentro a sinistra (alla Camera Sel).
Non sono questi i miei partiti, non mi ci riconosco, non mi iscriverei, anche se questa volta affido a loro il mio voto. Non è una resa all’idea del “voto utile” (che tante volte è stata usata anche contro di noi), ma è la consapevolezza che questa volta ci vuole un “voto necessario” per non cadere nel baratro.

PER IL FUTURO
Recita la Costituzione italiana all’articolo 49: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Già, perché no?
Il partito che sogno non ha il nome di una persona nel simbolo, perchè è la visione comune che ci dovrà unire e guidare.
Dal confronto con altre amiche e altri amici della nonviolenza potrà nascere la volontà comune di iniziare un nuovo/antico processo.
La nonviolenza è politica: dentro e fuori le istituzioni, nelle case e nelle piazze, nei Comuni e nel Parlamento. Liste politiche di amici della nonviolenza risolverebbero a molti noi il problema: il mio voto potrei darlo con speranza e fiducia, e sarebbe un voto come lo vuole la Costituzione: “personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”.
In attesa di poter votare, un giorno, i migliori, perché ora …  “ha da passà ‘a nuttata”

Difendiamo la Perugia-Assisi dal tritacarne elettorale

14 giovedì Feb 2013

Posted by maovalpiana in Nonviolenza, Ricorrenze

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2 ottobre, Aldo Capitini, guerra Afghanistan, Libia, Movimento Nonviolento, no F-35, nonviolenza, Perugia-Assisi, Servizio Civile Nazionale

Tra le troppe e fastidiose email che giungono in campagna elettorale, ho ricevuto anche una lettera aperta indirizzata “al popolo della PerugiAssisi”.
Sono rimasto basito nel leggere il racconto di un fallimento dei movimenti, e la possibilità di un riscatto con l’entrata in Parlamento di un singolo.
Il mittente si definisce, con spavalderia, “l’organizzatore della Marcia per la pace Perugia-Assisi” e dice: “ci siamo scontrati con un muro di indifferenza e ostilità….abbiamo fatto un grande lavoro ma sul piano politico non è cambiato nulla…. è amaro riconoscerlo ma è così”… e questo generale “fallimento” coinvolgerebbe anche “la Marcia Perugia Assisi, la Tavola della Pace, il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani”.  Ce lo rivela adesso proprio chi per tanti anni ha ricoperto il ruolo di coordinatore della Tavola, anche se non ha “mai voluto parlarne pubblicamente” ed ora, invece, vuole “mettere un piede dentro il Parlamento per continuare a fare quel che ho sempre fatto”.
Cosa ha fatto finora ce lo dice lui stesso in apertura della lettera: “per molti anni abbiamo marciato insieme da Perugia ad Assisi chiedendo ai responsabili della politica di ascoltare i nostri appelli per la pace, la giustizia e i diritti umani”. Questi appelli, però, sono rimasti inascoltati.
E se ne accorge adesso?

Noi abbiamo conosciuto un’altra storia.

Il Movimento Nonviolento ha promosso le prime marce della pace, per dare seguito al programma politico nonviolento di Aldo Capitini.  Poi l’iniziativa è stata assunta dalla Tavola della pace, con le istituzioni dell’Umbria.
Per tanti anni non abbiamo potuto riconoscerci nell’impostazione delle marce della Tavola, che avevano contenuti così generici che potevano piacere a tutti, anche a chi votava i bilanci militari o addirittura dava il via libera a missioni militari all’estero o, peggio, ai bombardamenti. Al punto che il 24 settembre del 2000 abbiamo dovuto organizzare, insieme a tanti amici della nonviolenza, una “Marcia nonviolenta” Perugia-Assisi, per poter dire chiaramente: “Mai più eserciti e guerre”.
Noi abbiamo sempre detto e scritto che gli appelli non li facevamo ai potenti, ma a noi stessi. Non ci siamo mai illusi che il disarmo venisse concesso dai governanti,  ma l’abbiamo perseguito con l’impegno dal basso diretto e personale: per questo abbiamo sostenuto l’obiezione di coscienza, l’obiezione alle spese militari, il disarmo unilaterale. Lo abbiamo ripetuto anche dal palco della Rocca di Assisi il 24 settembre del 2011:“la vera Marcia inizia quando ognuno di noi tornerà nella propria casa con l’impegno di realizzare il programma politico nonviolento”. Il disarmo avverrà davvero quando i cittadini non pagheranno più per le armi, quando gli operai non le costruiranno più, quando il popolo praticherà l’obiezione di coscienza, quando avremo disarmato la nostra cultura bellicista e le nostre teste.

L’ultima Perugia-Assisi è stata co-promossa da Tavola della Pace e Movimento Nonviolento. Abbiamo voluto così per portare la nostra “aggiunta” al 50° anniversario della Marcia di Capitini. Ci sembrava importante che la Marcia ritrovasse il suo spirito originario. Ma perché questo  potesse avvenire abbiamo dovuto fare un ulteriore appello di convocazione specifico, oltre quello congiunto con la Tavola, per far entrare a pieno titolo il rifiuto della guerra in Afghanistan e Libia, il no agli F-35, il taglio delle spese militari. A quel punto il tema del “disarmo” è finalmente emerso con forza  grazie alle migliaia di marciatori che l’hanno fatto proprio.

Per questo abbiamo dato un giudizio molto positivo dell’esito della Marcia del 2011 dalla quale ha avuto il via il “calendario della nonviolenza”, con le mobilitazioni per il 2 giugno (Festa della Repubblica che ripudia la guerra), il 2 ottobre (giornata della nonviolenza di Gandhi), l’Alleanza per il Servizio Civile (esito del convegno per i 40 anni dell’obiezione di coscienza) il Forum nazionale “Proposte di pace” e il Manifesto Identità e Criteri degli Interventi Civili di Pace Italiani (sottoscritto con la Rete Disarmo e il Tavolo ICP). E dalla quale ha trovato nuovo slancio anche la campagna contro gli F-35 e le spese militari, oggi diventato – per la prima volta – tema centrale in campagna elettorale.

Nessun fallimento, dunque, nessuna delusione, nessun ripensamento.

Candidarsi alle elezioni politiche è più che legittimo, ma ciò non può in alcun modo sostituire il decisivo lavoro dei movimenti. La realtà politica cambia se c’è un cambiamento sociale e culturale, non viceversa. Il lavoro parlamentare può essere solo di supporto e sostegno a ciò che i  movimenti veri attuano sui territori. Questo è quello che abbiamo imparato dall’omnicrazia (il potere di tutti) di Aldo Capitini.

Per questo non possiamo accettare che lo straordinario patrimonio collettivo e corale della Marcia Perugia-Assisi, venga confinato in un parte politica (non ci piace che gli strumenti della Marcia, come gli indirizzari, vengano utilizzati a vantaggio di uno solo). La Marcia è di  tutti.
Esponenti del movimento per la pace sono presenti in diverse liste, e questo è certamente un bene, ma a nessuno può essere permesso di dilapidare un patrimonio comune per un pugno di voti.

Noi vogliamo lavorare fin da adesso (ma lo stiamo preparando da tempo) per creare un progetto  comune della politica nonviolenta, autonomo ed indipendente dai partiti, che non sia la foglia di fico per coprire la solita politica. La nonviolenza deve sapersi esprimere direttamente tanto nei movimenti quanto nelle istituzioni, con lo stesso stile e la stessa apertura.

Per quel che ci riguarda, intanto, continueremo a  percorrere il cammino nonviolento da Perugia ad Assisi, indicato da Aldo Capitini, sapendo che continua ad essere la strada giusta verso “il varco attuale della storia”.

Brescia Montichiari: aeroporto armato?

06 mercoledì Feb 2013

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aeroporto Montichiari, Movimento Nonviolento, nonviolenza, traffico d'armi

Si è tenuta oggi a Brescia, nella sede del Centro per la Nonviolenza, la conferenza stampa del Movimento Nonviolento sull’Aeroporto di Montichiari e i trasporti d’armi.
Hanno partecipato il veronese Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, e il bresciano Adriano Moratto, del Coordinamento nazionale.

Nell’affannato dibattito politico locale, sul futuro del sistema degli aeroporti del Garda, l’attenzione è centrata sui due aeroporti di Verona e di Brescia, il Valerio Catullo di Villafranca, e il Gabriele d’Annunzio di Montichiari.  Il governo li vorrebbe declassare, la politica locale li vorrebbe rilanciare.
Da tempo i vertici dell’aeroporto veronese desiderano ottenere in concessione la gestione totale dell’aeroporto bresciano, con un piano industriale che prevede: a Verona il traffico passeggeri, a Brescia il traffico merci. Ora il Governo ha concesso alla Società Catullo altro tempo per presentare interventi di ristrutturazione e di rilancio dell’aeroporto di Brescia Montichiari, sia dal punto di vista del contenimento dei costi che da quello degli interventi strutturali e di rilancio dell’attività aeroportuale

Fino ad oggi nessun politico si è chiesto (o non è stato comunicato all’opinione pubblica) quali “trasporti merci” servirebbero per rilanciare Montichiari e conseguentemente dare una boccata d’ossigeno anche al Catullo. Prima di decidere se vale la pena o meno di salvare un aeroporto, sarebbe bene chiedersi a cosa serve.
Noi ci siamo presi la briga di curiosare nelle segrete stanze dell’aeroporto bresciano, ed abbiamo trovato qualche conferma a quel che da tempo sospettavamo.
A Brescia il “business” è rappresentato dai carghi d’armi.

L’aeroporto di Brescia Montichiari ha un “caveau” adatto per deposito armi di 1500 mq. All’interno del “caveau” vi è un’area bunker interna di 580 mq. Caveau e bunker sono realizzati secondo le misure di sicurezza approvate da Lufthansa Cargo e da Delvag.
La presenza del Caveau genera un numero importante di voli charter soprattutto per trasporto di armamenti. Nel 2012  i charter speciali sono stati 40 ed hanno trasportato armamenti prodotti sia da Beretta che da Finmeccanica che ha scelto Brescia per le sue più importanti spedizioni di armamenti nel mondo.

Dopo la Fiat, Finmeccanica è la seconda holding industriale d’Italia: produce aerei, elicotteri, locomotive, carri armati, missili, satelliti e centri di telecomunicazione, con una spiccata vocazione per gli strumenti di morte da esportare ad ogni esercito in guerra. Dal 2009 è tra le dieci regine del complesso militare industriale mondiale e ha intrecciato partnership con i giganti d’oltreoceano moltiplicando ordini e commesse. Una gallina dalle uova d’oro per manager e azionisti, tra questi ultimi il Ministero dell’economia e delle finanze della Repubblica italiana che ancora controlla il 30,2% del pacchetto azionario.
La produzione di Beretta Holding S.p.a. copre ormai quasi tutta la gamma delle armi leggere: rivoltelle, doppiette e fucili a canne sovrapposte, carabine, fucili d’assalto, pistole mitragliatrici e ad azione semiautomatica. Il gruppo della Val Trompia, che l’anno scorso ha dichiarato un fatturato di 481,8 milioni di euro con un +7% rispetto all’anno precedente, ha ammesso che “Per quanto riguarda la distribuzione geografica del giro d’affari, i mercati esteri continuano a pesare per circa il 90% del fatturato consolidato”.

Le destinazioni di questi carichi di armi sono verso i paesi arabi (Emirati e Arabia Saudita), la Cina,  il Turkmenistan, Arzebaijan, il sudest asiatico.. cui si aggiungerà la Libia con altre destinazioni africane… tutti paesi clienti delle sofisticate armi “made in Italy”.

Gli Emirati Arabi, come acquirenti la fanno da padroni; i dati ufficiali: nel 2009: 5,4 milioni di euro, nel 2010: 4,3 ml, nel 2011: 4,6 ml, nel 2012 (primi 9 mesi): 3,5 ml. Cifre importanti.
Desideriamo quindi porre alcune domande chiare ai vertici degli aeroporti Verona/Brescia, alla prefettura, ai politici che si stanno interessando del futuro dell’aeroporto, ma anche alla magistratura, e al mondo economico che giovedì prossimo si confronterà nella sede di Confindustira di Verona sul futuro del trasporto aereo di merci:

quanti cargo di armi sono partiti da Montichiari?
Con quali destinazioni?
Chi sono gli operatori?
Chi sono gli acquirenti?
Che tipi di sistemi d’arma vengono trasportati?
Da dove provengono?
Come vengono movimentate?

L’opinione pubblica deve sapere se da Brescia avvengono solo “trasporti” o anche “traffici”…

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