Verona. La conclusione (negativa) della (mancata) candidatura di Gianpaolo Trevisi, ci dice molte cose.
Lo psicodramma si è consumato tutto internamente ai vari gruppi (correnti) del Pd, tra spinte centrifughe per una candidatura civica (l’imprenditrice, il calciatore, il professore, il poliziotto) o spinte centripete verso le primarie (il giovane, il capitano-di-lungo-corso, la consigliera segretaria).
Le candidature bruciate successivamente sembravano essere intercambiabili, una valeva l’altra, purché il personaggio in questione accettasse e fosse gradito alla maggioranza dei dirigenti di partito. Ma legati ai nomi, c’erano anche punti programmatici specifici? Questo non lo sappiamo. Non abbiamo mai sentito da nessuno di loro raccontarci una visione di città. Sappiamo solo che erano nomi e volti noti, bravi professionisti nei rispettivi settori, e che finora erano stati fuori dalla politica…. (ai miei occhi questo non è affatto un punto qualificante).
In particolare il “poliziotto-scrittore”, che si è sfilato definitivamente, è una brava persona, sa scrivere bene, sa raccontare in modo convincente, è stimato sul lavoro, ma non ci è mai stato detto se conoscesse la complessa macchina amministrativa di un Comune: sarebbe stato anche un buon amministratore? avrebbe avuto doti politiche di mediazione e lungimiranza? Non sappiamo…
Non esiste il nome salvifico. Non esiste una politica che si incarna solo in un determinato personaggio, se manca il quale tutto salta. La politica è necessariamente un processo collettivo. Come la storia, non fa salti in avanti. Non fa passi più lunghi della propria gamba. Anche in politica si ha oggi quello che si è preparato ieri. Non si possono improvvisare candidature, non si inventano liste dell’ultimo momento. Gli “effetti speciali” last minute, non lasciano traccia. Un processo politico deve avere il tempo di sperimentarsi e radicarsi nel territorio.
A Verona negli ultimi anni sono cresciuti una delusione e un malcontento verso la “gestione Tosi” della città; in consiglio comunale c’è stata una tenace opposizione dovuta non solo alla capacità di controllo e denuncia di un singolo consigliere, ma soprattutto al lavoro diffuso di tanti comitati o cittadini vittime delle scellerate politiche dell’Amministrazione.
E’ attorno a questo lavoro che può nascere una proposta politica per le prossime elezioni, che sappia parlare a tutta la città. Non ci sono altre strade. Il programma è già insito nei tanti progetti ed idee che sono emersi negli anni come visione alternativa alla fallimentare gestione attuale.
Non servono appelli o sedicenti registi che mandano in campo altri; quello che serve ora sono persone riunite sotto simboli civici o di partito, disponibili a mettersi in gioco, a raccogliere consensi non per un sogno ma per un nuovo progetto di città, inclusiva, aperta, accogliente, vivibile. I nodi su cui si è schiantato il sindaco uscente sono tutti di carattere ambientale: il fallito traforo, il filobus mai visto, overdose di centri commerciali, mobilità irrisolta, svendita del patrimonio pubblico, cultura ferma al palo, cemento contro verde, inquinamento oltre ogni limite. Ecologia politica e politica dell’ecologia è la richiesta che viene dai cittadini (specialmente i bambini, veronesi di domani, che pagheranno gli errori di oggi) e che deve essere raccolta.
Le elezioni amministrative sono un’occasione per uno sguardo più ampio anche sul nostro futuro. Tra qualche anno la sfida decisiva sarà quella della variazioni climatiche. Anche nella nostra città iniziamo a vedere alluvioni, siccità, aumento della temperatura. Poiché siamo in periodo quaresimale, prendo ad esempio una bella iniziativa nata in ambito cattolico, che può essere uno spunto anche per la prossima campagna elettorale. Papa Francesco ha creato una nuova beatitudine: Beati coloro che hanno cura della casa comune; alcune chiese locali hanno lanciato, per la Quaresima, il digiuno dell’anidride carbonica: ridurre l’uso di carburanti, elettricità, lo spreco di plastica, carta e acqua, ridurre le azioni che danneggiano il creato. Il digiuno sfida le persone a considerare come le loro azioni quotidiane possono avere un impatto sull’ambiente. Tutti possono fare piccoli passi per ridurre le emissioni di anidride carbonica. E i gesti che mettiamo in pratica durante la Quaresima possono continuare anche dopo, così da garantire un cambiamento duraturo.
La campagna elettorale deve essere occasione di partecipazione e cittadinanza attiva per tutti.
Mao Valpiana
Verona