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Il lascito di Alex, un quarto di secolo dopo

01 mercoledì Lug 2020

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Alexander Langer, convivenza, Decalogo, nonviolenza, pace

Cosa resta, dopo un quarto di secolo?

Cosa arriva, fino ad oggi, da quella vita interrotta?

Cosa racconterà, ai ragazzi di domani, la storia di quel facitore di pace?

C’è un archivio, in gran parte ancora inseplorato, ci sono libri, articoli, diari, lettere, biglietti, note, foto,video, interviste, documenti. Ma un’esistenza, per quanto intensa, non si esaurisce nei fatti compiuti. Ci sono i sentimenti, c’è il volto, lo sguardo, il sorriso, i racconti, il non detto, e poi le attese, le inadempienze, le delusioni, e infine “il carico di amore per l’umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono“.

Fu difficile, anche per lui, coniugare tensione ideale e realismo politico. La nonviolenza ha bisogno sia di profezia e di politica. Alex ha saputo attraversare cariche prestigiose senza rimanere invischiato nelle sabbie mobili del potere ed ha trattato alla pari con capi di stato senza mai tradire la sua vocazione francescana. È stato profeta e politico, ma che fatica ridurre “la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce a compiere”, fuori e dentro di sè.

langer 1Alex è stato anche un fine intellettuale che ha usato idee e parole per modificare la realtà, per spingere all’azione, per cambiare la politica, per mettere in contatto le persone, per realizzare progetti concreti. Così che anche i suoi scritti migliori, persino quelli della tensione poetica, sono stati partoriti sempre per una finalità bene precisa, indirizzati ad un obiettivo da raggiungere, una campagna da avviare, un’iniziativa da mettere in campo, una manifestazione da convocare. La politica in Langer è uno strumento umano per prendersi cura del luogo dove viviamo, di ciò che appartiene a tutti. La politica si deve occupare delle regole dello stare insieme, di come le comunità accettano che i tanti non possano sopprimere il desiderio individuale e di come questo convive, dialoga, accetta e trova una mediazione con le regole per tutti. La politica è l’arte della relazione umana e della ricerca della libertà, è la risposta al nostro bisogno di vita e cultura, risponde alla necessità di discutere il nostro desiderio con il desiderio degli altri. Un lavoro politico quotidiano di cura e responsabilità, un’indispensabile pratica di ascolto e partecipazione.

Langer descrive e interpreta la nonviolenza senza mai nominarla esplicitamente. Di sicuro è una scelta voluta. Erano presenti in lui una vocazione innata e una naturale dimestichezza con i principi base di una personalità nonviolenta. La ricerca di strumenti efficaci per la convivenza interetnica lo ha portato alla nonviolenza, il cui cuore sta proprio nel rifiuto della violenza. Nel Tentativo di decalogo Alex dedica un punto al “Bandire ogni violenza“. E non aggiunge altro. Non ha bisogno di specificare “senza se e senza ma”, o – come più probabilmente avrebbe preferito fare – “con tanti se e tanti ma”. Dice solo “no alla violenza” ed è un no chiaro e deciso, ma anche “convinto e convincente”. La scelta nonviolenta (laica e religiosa insieme) è decisiva nella biografia di Alex, non ideologica, sempre messa alla prova del confronto con realtà complesse e contraddittorie.

Alex è stato un innovatore della prassi e della teoria della nonviolenza, non si è adagiato su sentieri già calpestati, ha sfidato la nonviolenza e ha cercato un suo personale percorso. Non si è mai definito nonviolento ma “facitore di pace” e la nonviolenza è proprio questo: fare le diverse paci (al plurale, perchè ogni conflitto è una storia a sè e ogni pace ha bisogno di una ricetta diversa).

Questo è il suo lascito: andare avanti aprendo direzioni nuove, non accontentarsi della solita strada. Alex ci ha provato.

Mao Valpiana

3 luglio, 1995 – 2020

Disegno Alex Camilla Tasin

LÀ DOVE C’ERA L’ERBA, ORA C’È UNA BASE NATO (con 4 mega antenne)

23 martedì Giu 2020

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antimilitarismo, Base militare, Nato, nonviolenza, Parco della Lessinia

Quelle quattro enormi palle bianche sono orribili. Dei mostri alieni che stuprano la Lessinia. Orribili e dannose. Coprono quattro antenne preposte alle comunicazioni satellitari militari. Una parte di Lessinia trasformata in base per il controllo aereo, missilistico e navale dell’Alleanza militare atlantica. Antenne di guerra, altro che lupi …

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Lughezzano è una piccola frazione del comune di Bosco Chiesanuova, posta a 580 metri sull’altopiano della Lessinia, la fascia montuosa a nord di Verona, prealpi venete, che si estende tra la Val d’Adige e la Val d’Agno. Con una Legge Regionale del 1990 è stato istituito, nella parte alta e più settentrionale dell’altopiano, prevalentemente zone a pascolo, il Parco della Lessinia, che comprende anche tre canyon selvaggi, chiamati vaj: il vajo dell’Anguilla, il vajo Falconi e il vajo Squaranto. Queste sono zone a riserva integrale, facendo parte della rete ecologica europea Natura 2000, per la conservazione di habitat e di specie di interesse comunitario (falco, grifone, aquila minore, nibbio reale, gufo). La Lessinia è un territorio stupendo, paradiso dell’escursionismo e della speleologia, ricco di flora e fauna, panorami mozzafiato dalle Alpi al Lago di Garda, nei giorni limpidi anche sulla laguna di Venezia, e pieno di archeologia, storia, cultura, tradizioni, con resti della minoranza etnica e linguistica dei cimbri.

Proprio al termine sud del vajo dell’Anguilla, dove passa il sentiero europeo E5, si trova la base militare di Lughezzano, poche centinaia di metri fuori dai confini del Parco.

Già nel 1978, all’indomani dell’annuncio dell’inizio dei lavori per la realizzazione della Stazione Nato, organizzammo una prima manifestazione antimilitarista nonviolenta. Era insopportabile che un territorio così unico come quello della Lessinia venisse profanato da una militarizzazione del tutto fuori contesto. La “meglio gioventù” veronese di allora rispose con una grande adesione, migliaia di ragazzi occuparono i terreni della futura base: musica, chitarre, balli, contro una presenza militare di cui non si capiva il senso.

Nei successivi anni ’80 venni eletto al Consiglio Regionale del Veneto e con altri colleghi fui il promotore della Legge per l’istituzione del Parco della Lessinia, approvata nel 1990, con l’intento, anche, di estenderne i confini fino a comprendere tutto il territorio di Lughezzano, per condizionare, ridurre, bloccare l’espansione della servitù militare. Ma la maggioranza non volle disturbare e mettersi in contrasto con il Ministero della Difesa, e così tutta la zona interessata fu lasciata fuori dal Parco e il confine sud fu stabilito poco sopra la base. Da allora la Stazione SGS F14 si è sviluppata, ampliata, fino a diventare di importanza strategica europea.

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Quelle quattro enormi palle bianche che oggi sfregiano la quiete incontaminata dei vaj della Lessinia, sono uno scandalo. Non solo umiliano e distruggono un paesaggio altrimenti integro, ma portano i venti di guerra, i segreti militari, i piani bellici direttamente nel territorio montano veronese. Oltre all’inquinamento ambientale da onde elettromagnetiche, le quattro antenne abnormi producono molti altri danni, anche di tipo culturale ed educativo. La base, con il falso biglietto da visita di volersi “aprire al territorio”, ha instaurato un dialogo con la scuola con attività rivolte soprattutto agli studenti di ogni ordine e grado per mostrare i compiti dell’Agenzia NATO per le telecomunicazioni e le tecnologie informatiche. È una vera e propria militarizzazione della formazione giovanile. Queste attività vengono formalizzate attraverso un protocollo d’intesa siglato negli ultimi anni tra il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Istruzione e tramite convenzioni ed accordi tra le Forze Armate e singoli dirigenti scolastici, per la realizzazione di varie iniziative e progetti, incluse visite e sessioni di alternanza scuola lavoro presso la base Nato di Lughezzano. Questa proposta “formativa” tende ad esaltare la carriera militare, le armi e, più in generale, la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione.

“La scuola ripudia la guerra” dovrebbe essere un principio fondamentale inalienabile. Gli studenti vadano nel Parco a fare esperienze e istruirsi; i militari non sono preposti all’educazione.

Annotazione finale. L’ultima iniziativa del comando della base è l’installazione di una ulteriore recinzione “ecologica”, costituita da dei pali di legno, che vorrebbe “creare continuità con il paesaggio”. Basta vedere il contrasto tra le quattro palle ciclopiche e lo steccato bucolico, per rendersi conto che oltre al danno ci stanno propinando anche le beffe.

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Quella base deve lasciare posto al Parco.

Mao Valpiana

presidente del Movimento Nonviolento

A Lughezzano vogliamo il Parco non la base Nato

19 venerdì Giu 2020

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Antonio Mazzeo, base Nato, lessinia, Lughezzano, Mao Valpiana, Muos, parco

di Antonio Mazzeo *

Lughezzano è una piccola frazione del comune di Bosco Chiesanuova, posta a 580 metri sull’altopiano della Lessinia, la fascia montuosa a nord di Verona, prealpi venete. E’ qui che sorge la stazione di telecomunicazioni satellitari “cugina” del MUOS di Niscemi: identiche le funzioni strategico-militari e analoghi i devastanti impatti sull’ambiente e la salute umana generati dalle emissioni elettromagnetiche. Unica differenza, la titolarità delle installazioni e delle gigantesche antenne: la NATO nel caso di Lughezzano, la Marina militare degli Stati Uniti d’America in Sicilia.

Il centro satellitare di Bosco Chiesanuova è classificato dall’Alleanza Atlantica con il codice “Satcom Ground Station F14” ed è stato realizzato a partire del 1978 per divenire pienamente operativo nel 1985 all’interno del network di infrastrutture di telecomunicazioni (una ventina circa) che la NATO contava al tempo in tutta Europa. A capo dell’intero sistema la NATO Communications and Information Agency (NCI), l’agenzia che predispone le tecnologie di telecomunicazione e informazione satellitare per le missioni e le esercitazioni dell’Alleanza “in contesti remoti privi delle necessarie infrastrutture comunicative”. Funzioni simili sono svolte dal Pentagono con la nuova costellazione di terminali terrestri e satelliti “MUOS”, acronimo di Mobile User Objective System, il sistema per interconnettere tutti gli “utenti mobili” (cacciabombardieri, sottomarini nucleari, droni, singoli militari dotati di appositi palmari, ecc.) in qualsiasi area operativa essi si trovino. La NATO Communications and Information Agency, inoltre, dirige e coordina lo sterminato spettro delle missioni C4ISR (Comando, Controllo, Comunicazioni, Intelligence, Sorveglianza e Riconoscimento), di guerra cibernetica (cyber war) e della cosiddetta “difesa anti-missile”. Un terminale strategico della NCI Agency ha sede nel nuovo sito di Lago Patria a Giugliano, tra le province di Napoli e Caserta, sede dell’Allied Joint Force Command (AJFC) e centro d’intelligence alleato per le operazioni in Africa. Medio Oriente ed Est Europa.

La versione “terzo millennio” dell’installazione veneta è scaturita dalla decisione nel 2004 del Comando di Bruxelles di riorganizzare l’assetto delle telecomunicazioni strategiche via satellite con la conseguente riduzione del numero delle stazioni terrestri e il contemporaneo ampliamento di quelle destinate ad estendere all’infinito la propria vita operativa: Lughezzano e le Satcom di Kester in Belgio, Atalanti, Grecia e Izmir, Turchia. Con il programma di potenziamento delle telecomunicazioni satellitari denominato Upgrade Sgs and Sgt, la NATO predispose per la base veronese l’installazione di tre nuove antenne satellitari, due dal diametro di 16 metri e la terza di 11,8 metri, da sommarsi a quella già esistente.

In vista dell’ampliamento della stazione satellitare, il 14 febbraio 2014 il 5° Reparto Infrastrutture del Ministero della Difesa con sede a Padova formalizzò il decreto di esproprio definitivo per complessivi 7.868 mq. di terreni nel comune di Bosco Chiesanuova, intestati a 15 proprietari. Il 20 novembre 2015, la NATO Communications and Information Agency firmò con il Ministero della Difesa italiano un Memorandum of Agreement per regolare tutte le attività previste per la realizzazione della “nuova” infrastruttura a Lughezzano, in particolare le modalità di affidamento dei lavori e “risoluzione delle problematiche ambientali”, di acquisizione delle tecnologie satellitari e dell’assistenza tecnica per un tempo di 20 anni dall’installazione degli impianti. A sottoscrivere l’accordo il general manager della NCI Agency, il generale Koen Gijsbers, e l’allora Capo della Divisione Sistemi C4I delle forze armate italiane, ammiraglio Ruggiero Di Biase, oggi alla guida del neo-costituito Comando Cyber dello Stato Maggiore della Difesa.

Dopo l’Ok del Comitato misto-paritetico della Regione Veneto, il 2 maggio 2016 il Comando delle Forze di Difesa Interregionale Nord emise il decreto di proroga per ulteriori cinque anni della validità delle servitù militari sulla porzione di territorio di Bosco Chiesanuova occupato dalla Satcom. Il 14 settembre 2016 furono avviati i lavori di ampliamento del sito; prime contractor l’holding del complesso militare-industriale nazionale Leonardo (ex Finmeccanica), insieme alla controllata Telespazio, a ViaSat S.p.A. di Roma, al gruppo industriale francese Saint-Gobain e al colosso tedesco Siemens AG. Alla progettazione ed esecuzione “chiavi in mano” delle opere venne chiamata la Deleo S.r.l. di Cambiago (Milano), mentre i subappalti furono affidati ad alcune imprese venete (Beton Lessinia S.r.l, Scavi Valpantena s.n.c. di Annichini e Tezza, Ferrari BK).

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“Il progetto porterà alla creazione di una nuova base NATO molto attrezzata, adeguata all’attuale evoluzione della componente trasmissiva e tecnologica e seguita da personale esperto”, dichiarò ai media l’allora comandante di SGS F14, il tenente colonnello Diego Fasoli. Per ottenere qualche informazione in più sulle funzioni assegnate all’installazione, si dovrà attendere il comunicato ufficiale della NCI Agency del 16 marzo 2017. “Stiamo lavorando in Belgio e in Italia per potenziare le stazioni satellitari che ci collegano con le forze di pronto intervento NATO, compresa l’operazione navale dell’Alleanza Sea Guardian che contribuisce ad arginare il traffico di essere umani nel Mar Egeo”, riferì Gregory Edwards, direttore dei Servizi infrastrutture dell’Agenzia NATO. “Entro un anno, la NCI Agency assegnerà un grosso contratto del valore di 1,5 miliardi di euro per ampliare la banda di trasmissione e un ulteriore contratto di 200 milioni per i terminali terrestri a supporto della NATO Response Force, pianificata per dislocarsi in qualsiasi parte del mondo in brevissimo tempo. I dispiegamenti per le operazioni sono divenuti un po’ il fine principale delle comunicazioni satellitari della NATO”.

“Grazie a queste enormi parabole, tutte racchiuse da radome – la caratteristica copertura sferica bianca che le protegge dalle intemperie – transiteranno tutte le comunicazioni verso le basi NATO, soprattutto del Medio Oriente: Afghanistan e Iraq”, aggiunse il tenente colonnello Fasoli in un’intervista a L’Arena, il 22 ottobre 2017. E sempre al quotidiano veronese, l’ingegnere Csaba Grunda di NCI Agency, spiegava il 16 marzo 2017 che la base di Lughezzano avrebbe fatto da “spina dorsale” delle comunicazioni NATO, facendo da “centralino di smistamento dei dati che arrivano e partono verso i satelliti geostazionari”, ricevendo e trasmettendo così “verso i luoghi dove non c’è altra possibilità di comunicazione, come le navi in mezzo all’oceano, gli aerei, le unità militari che operano in posti isolati”.

I lavori di potenziamento e ampliamento della stazione di Lughezzano sono stati completati nella primavera 2018 e l’inaugurazione della “nuova” base è stata celebrata alla presenza delle autorità comunali e di una delegazione di studenti delle scuole del circondario. A differenza di quanto avvenuto a Niscemi e in tutta la Sicilia, dove contro il programma MUOS si sono mobilitate decine di migliaia di persone e decine di amministrazioni comunali, sono state rarissime le voci levatesi nel veronese in opposizione ad un’installazione di rilevanza planetaria per la guerra globale e che ha generato innumerevoli problematiche di ordine ambientale (devastazione del territorio, consumo di suolo e risorse idriche, inquinamento elettromagnetico, ecc.).

Quando nell’estate del 2017 alcuni cittadini chiesero all’amministrazione di Bosco Chiesanuova di verificare la “sostenibilità” delle nuove infrastrutture, fu organizzato un incontro a cui fu invitato il comandante della base che fornì una versione del tutto edulcorata (e per certi versi risibile) degli impatti prodotti. “Non esiste alcuna criticità per la salute dovuta ai campi elettromagnetici perché il segnale parabolico punta dritto al satellite, senza dispersioni”, dichiarò il tenente colonnello Fasoli. “Per quanto riguarda l’impatto visivo-ambientale, installeremo una recinzione in legno che delimiterà il perimetro della stazione satellitare. Inoltre, per mitigare ulteriormente l’impatto delle future strutture dall’esterno, verrà eseguita una piantumazione, voluta espressamente dalla Regione Veneto. Così facendo, non si andrà a rovinare l’aspetto estetico della zona, che ospiterà l’aggiunta di nuovo personale assegnato alla base, apportando un flusso consistente di persone che si sposteranno e si integreranno senza problemi, come è sempre stato, sul territorio della Valpantena e della Lessinia” (fonte: Veronanetwork.it del 7 febbraio 2017). Per la cronaca, dall’agosto 2018 il tenetene colonnello Diego Fasoli ha assunto l’incarico di comandante del Gruppo servizi supporto operativi presso il 3°Stormo dell’Aeronautica di Villafranca-Verona, “rafforzando ancora di più il collegamento tra la base aeronautica e l’ente NATO di Lughezzano”, come si legge nel sito dell’Aeronautica italiana.

Di opinioni del tutto diverse è Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento e responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona, già consigliere regionale del Veneto e del comune scaligero. “La Lessinia è un territorio stupendo, paradiso dell’escursionismo e della speleologia, ricco di flora e fauna, panorami mozzafiato dalle Alpi al Lago di Garda e nei giorni limpidi anche la laguna di Venezia, e pieno di archeologia, storia, cultura, tradizioni, con resti della minoranza etnica e linguistica dei cimbri”, spiega Valpiana. “Quelle quattro enormi palle bianche che oggi sfregiano la quiete incontaminata dei vaj della Lessinia, sono uno scandalo. Non solo umiliano e distruggono un paesaggio altrimenti integro, ma portano i venti di guerra, i segreti militari, i piani bellici direttamente nel territorio montano veronese. Oltre all’inquinamento da onde elettromagnetiche, le quattro antenne abnormi producono molti altri danni, anche di tipo culturale ed educativo. La base, con il falso biglietto da visita di volersi aprire al territorio, ha instaurato un dialogo con la scuola con attività rivolte soprattutto agli studenti di ogni ordine e grado per mostrare i compiti dell’Agenzia NATO per le telecomunicazioni e le tecnologie informatiche, incluse visite e sessioni di alternanza scuola lavoro presso la base di Lughezzano. Questa proposta formativa tende ad esaltare la carriera militare, le armi e, più in generale, la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione. La scuola ripudia la guerra dovrebbe essere un principio fondamentale inalienabile. Gli studenti devono andare nel Parco a fare esperienze e istruirsi; i militari non sono preposti all’educazione…”.

Mao Valpiana esprime pure il suo disappunto per le “mitigazioni” apportate dalle forze armate. “L’ultima iniziativa del comando della base è l’installazione di una ulteriore recinzione ecologica, costituita da dei pali di legno, che vorrebbe creare continuità con il paesaggio”, conclude il presidente del Movimento Nonviolento. “Basta vedere il contrasto tra le quattro palle ciclopiche e lo steccato bucolico, per rendersi conto che oltre al danno ci stanno propinando anche le beffe. Quella base deve lasciare posto al Parco Naturale Regionale della Lessinia…”.

19 giugno 2020

* Peace-researcher e giornalista impegnato nei temi della pace, della militarizzazione, dell’ambiente, dei diritti umani, della lotta alle criminalità

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2 giugno nonviolento

01 lunedì Giu 2020

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2 Giugno, Costituzione, Difesa civile non armata nonviolenta, Repubblica, Un'altra difesa è possibile

Si chiama Repubblica Italiana, è nata il 2 giugno del 1946, in un’urna elettorale, figlia della Resistenza e del Referendum. Democratica, unitaria, parlamentare, ha superato i traumi della dittatura e della guerra e ha poi partorito la Costituzione.

Bandiera Italia NV

È questa la Repubblica che festeggiamo dopo 74 anni. È la nostra forma di stato, è il nostro patto istituzionale. Quando parliamo di “patria” (ma sarebbe meglio chiamarla “matria”, al femminile, come nella lingua tedesca, heimat, che dà un senso di cura, di casa, di accoglienza materna), parliamo della Repubblica che ha contribuito alla nascita dell’Europa concepita a Ventotene, che ne ha allargato i confini, che è inclusiva, aperta al futuro. Ecco, questa è la Repubblica, la patria che noi festeggiamo.

I simboli della “difesa della Patria” oggi sono le mascherine, i guanti, il disinfettante; simboli di tutela della vita, della salute dei più deboli e fragili. Gli strumenti militari, invece, cacciabombardieri, blindati e corazzate non sono serviti a fermare il virus, non ci hanno difeso. La proposta di rendere istituzionale l’organizzazione della Difesa non militare nasce dalla constatazione che essa è già operante nella società civile, e per questo ha raccolto il sostegno e l’adesione delle reti impegnate sui temi della pace, del disarmo, della nonviolenza, del servizio civile, della solidarietà, (Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile, Forum Nazionale per il Servizio Civile, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci!, Tavolo Interventi Civili di Pace).

Dunque, se davvero vogliamo difendere la Repubblica, dobbiamo potenziare le forme della difesa civile, non armata e nonviolenta. È per questo che proprio oggi, 2 giugno, abbiamo fatto un ulteriore passo con la Campagna “Un’altra difesa è possibile”, presentando al Parlamento una Petizione (in base all’articolo 50 della Costituzione), per chiedere un provvedimento legislativo sulla Difesa civile non armata e nonviolenta. Vogliamo rimuovere l’ostacolo delle enormi spese militari ed avere a disposizione risorse per garantire la difesa costituzionale, sanità, istruzione, formazione, ricerca, servizio e protezione civile.

Abbiamo avviato la Campagna “Un’altra difesa è possibile” nel 2014, con un testo di legge di iniziativa popolare depositato alla Camera con cinquantamila firme, poi accolto da oltre settanta parlamentari e assegnato alle Commissioni difesa e affari costituzionali. Ora vogliamo rilanciare, e lo facciamo con la forma della Petizione, coinvolgendo direttamente i Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Abbiamo chiesto loro un incontro urgente, perchè non possiamo permetterci di perdere ulteriormente tempo e sperperare altro denaro nelle spese militari. La patria/matria, la Repubblica, è sotto attacco, colpita da ingiustizie, povertà, disoccupazione, inquinamento, e deve essere difesa con misure efficaci, che solo la Difesa civile non armata e nonviolenta può offrire.

Dopo la pandemia e l’emergenza sanitaria, le forze da mettere in campo sono quelle del lavoro, medici e infermieri, le categorie delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini e le bambine, le madri e i padri, le ragazze e i ragazzi del Servizio civile universale. Queste sono le vere ricchezze della Repubblica che ripudia la guerra.

Mao Valpiana

presidente del Movimento Nonviolento

e coordinatore della campagna Un’altra difesa è possibile

2 giugno 2020, Festa della Repubblica 

EUROPA VERDE, UN PROGETTO POLITICO

11 martedì Giu 2019

Posted by maovalpiana in Europa Verde, Nonviolenza

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Alexander Langer, ecologia, europa, nonviolenza

Porto aperto per chi vuole approdare all’ecologia

La cattiva notizia è che in Italia prevale un partito negazionista della crisi climatica.
La buona notizia è che in Europa è arrivata l’onda verde della politica ecologista.

LA PROPOSTA

Perchè in Italia il voto verde sia ancora molto minoritario rispetto alla mitteleuropa, è questione complessa. Ci sono motivi storici, sociologici, culturali. Ma si può dire che nel nostro paese prevale ancora il voto per un interesse personale, mentre oltralpe il voto è legato ad un interesse collettivo.

Comunque sia, la proposta di EUROPA VERDE ha raccolto un consenso dignitoso e incoraggiante. È dunque questo il progetto politico che ha i numeri per andare avanti. Per farlo dobbiamo affrontare insieme tre questioni:

– con quali mezzi? Sappiamo che i mezzi, il metodo di lavoro, gli strumenti che utilizziamo, sono tanto importanti quanto il fine. Dunque dobbiamo adottare il metodo della nonviolenza anche nei rapporti e nell’organizzazione interna (cosa che non abbiamo visto in campagna elettorale); le organizzazioni che hanno dato vita al progetto, intendono mettersi davvero al servizio di un progetto che sarà altro e andrà oltre? Il due per mille che ricevono, potrà essere restituito sotto forma di strumenti utili (informazione, iniziative locali, campagne)?

– con quale leadership? Oggi il nostro unico leader è il bel simbolo elettorale che ci ha uniti. Le leadership non sono quelle costruite a tavolino, o per diritto di presenza, o con una mozione. La vera leadership emerge naturalmente, ha una sua forza propria, non si inventa. O c’è o non c’è. Quando c’è è espressione del potere di tutti, ed è sempre una leadership collettiva. Il caso dello straordinario consenso espresso nel Nord Est per il candidato sudtirolese, è un esempio evidente. Dobbiamo tenerne conto.

– con quale fine? Pace con la natura e pace tra le persone e i popoli, può essere la sintesi del nostro programma. Non c’è ecologia senza pace, e non c’è pace senza ecologia. La giustizia ambientale e la giustizia sociale trovano una risposta comune nella politica di disarmo: reperire risorse dalla drastica riduzione delle spese militari, per finanziare le politiche ambientali, sociali e gli strumenti necessari alle soluzioni nonviolente dei conflitti. Ecologia e Nonviolenza sono le due gambe sulle quali deve camminare il nostro progetto politico.

Dobbiamo quindi avere una forte convinzione, anche per diventare convincenti, e avere una forza attrattiva. Ma per invitare altri a far parte del progetto, bisogna essere in grado di creare lo spazio politico perchè possano davvero sentirsi a casa. Penso a comitati, associazioni, gruppi di giovani, ma anche e soprattutto a tante singole persone, deluse e disamorate da una certa politica, che possono trovare in EUROPA VERDE quel luogo dove si può respirare aria pulita e trovare la voglia per agire insieme.

Per proseguire dopo le elezioni europee, propongo la formazione di un gruppo di coordinamento, che abbia la consapevolezza di essere una struttura di servizio, con il compito di tenere la mappatura di tutte le realtà locali e offrire indicazioni operative per la realizzazione, nel corso dell’estate, di varie iniziative pratiche territoriali ecologiste e nonviolente, che abbiano un carattere comune, unificante. Poi, creata e rafforzata la rete, convocare per fine settembre un momento di incontro pubblico di conoscenza, riconoscenza, e lancio dell’identità e del programma di EUROPA VERDE, con l’intento di dialogare con l’opinione pubblica italiana.

Più di trent’anni fa Alex Langer ci ammoniva: “Una cultura del parlare, decidere e rivendicare predomina ancora su una cultura del fare, dell’esempio, della nonviolenza, della disponibilità alla rinuncia per cambiare se stessi e gli altri”.

Facciamo davvero in modo che EUROPA VERDE sia finalmente il luogo della cultura del fare, dell’esempio, della nonviolenza, della disponibilità alla rinuncia per cambiare se stessi e gli altri.

L’ANALISI

Nel continente i Verdi risultano essere il quarto gruppo politico, con 75 deputati, cioè il 10% del Parlamento Europeo. Hanno prevalso le forze europeiste. Chi sperava nell’onda sovranista è rimasto deluso; in Europa è arrivata l’onda verde.

L’esito generale, in Italia, invece, ha rispecchiato le previsioni di una campagna elettorale molto nazionale, compressa nella politica interna, dove i temi europei non erano presenti, e ciò contribuirà ad isolare ancor più il nostro paese nell’Unione.

Nella penisola, anche a causa dello sbarramento al 4%, i Verdi non hanno avuto eletti, hanno raccolto oltre 600 mila voti, fermandosi al 2,3% dei consensi. In Italia hanno prevalso il timore, la paura, la chiusura, il voto maggioritario è andato al partito negazionista della crisi climatica. Questo è un fatto politicamente molto grave e preoccupante. I Verdi pagano anche il fatto di essere stati oscurati dalla comunicazione televisiva. Questo significa che c’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto di informazione. Dobbiamo portare l’Italia in Europa e l’Europa in Italia.

Il tema cruciale della campagna elettorale, in Europa, era la politica climatica e ambientale, e i verdi hanno riscosso la fiducia degli elettori. Non a caso anche tra gli italiani all’estero i Verdi sono la quarta formazione politica scelta.

Noi ce l’abbiamo messa tutta per contrastare questa deriva; lo sbarramento nazionale del 4% non è stato sfondato, ma la lista EUROPA VERDE ha superato bene la prima prova elettorale, raggiungendo in alcune zone del nord est cifre che si avvicinano al 10%. È una buona base per proseguire nella costruzione di un partito finalmente europeo e maturo.

Il progetto va avanti, con ancora più convinzione ed energia. Il partito verde è assolutamente necessario anche in Italia.

IL DALTONISMO

Il daltonismo (tecnicamente discromatopsia) è un difetto del cromosoma x, dunque una malattia genetica che non permette di distinguere correttamente i colori. Si tratta di una cecità cromatica parziale, selettiva.

Il daltonismo politico, quello più diffuso, riguarda soprattutto il verde e il rosso. La protanopia, cecità per il primo colore fondamentale, impedisce di vedere il rosso; la deuteranopia impedisce di distinguere il secondo colore fondamentale, il verde.

Sostenere che la Sinistra e i Verdi sono la stessa cosa, è come non saper distinguere il rosso dell’alt e il verde del via libera al semaforo: un errore clamoroso. I Verdi sono riuniti nella famiglia Grunen/Ale (Alleanza Libera Europea), mentre la Sinistra confluisce nel Gruppo Gue/Ngl (Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica); sono due formazioni distinte, con programmi, storie e prospettive politiche differenti, anche se vi possono essere molte convergenze programmatiche.

In Italia, però, c’è anche un altro tipo di daltonismo: quello che confonde il nero con verde. Definire il governo a trazione leghista come giallo-verde è un errore cromatico grave. Il verde è il colore dei Verdi, gli ecologisti, mentre la Lega è nera come tutti i sovranismi e populismi; dunque in Italia abbiamo un governo giallo-nero.

Non esiste una cura per correggere la discromatopsia, ma per guarire dal daltonismo politico bastano un minimo di capacità di osservazione e lettura dei risultati elettorali in Italia e in Europa.

Mao Valpiana

candidato europeo
circoscrizione Italia nord orientale

Verona, 11 giugno 2019

(Dagli appunti per l’intervento fatto all’Assemblea post elettorale di Europa Verde. Roma, 9 giugno 2019, Centro Congressi Cavour)

mao

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