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Mao Valpiana Blog

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Archivi tag: Movimento Nonviolento

HUFFINGTON POST

29 domenica Nov 2020

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Barbara Collevecchio, Huffington Post, Laura Boldrini, Luca Paladini, Lucia Annunziata, Mao Valpiana, Mattia Feltri, Movimento Nonviolento, Vittorio Feltri

Tra le varie polemiche giornalistiche, c’è stata in questi giorni anche quella tra Boldrini e Feltri (padre e figlio). Non voglio entrare nel merito, ma dico solo che sto dalla parte di Laura Boldrini, che non ha offeso nessuno, ma gli è stato impedito di esprimere il proprio parere su quella testata.

Nel mio piccolo, posso portare una testimonianza.Per alcuni anni ho tenuto un blog ospitato su Huffington post. Se ne trova ancora traccia qui: https://www.huffingtonpost.it/author/mao-valpiana/

Poi, più o meno con il passaggio di direzione da Lucia Annunziata a Mattia Feltri, non ho più avuto accesso. Chiuso, tagliato, finito. Senza nessuna spiegazione, senza nessuna risposta alle mie molteplici richieste di chiarimento: ho dato fastidio a qualcuno? I miei scritti antimilitaristi non piacevano più? Le opinioni del presidente del Movimento Nonviolento erano diventate inutili? Fatto sta che sono stato “licenziato” senza giusta causa e senza comunicazione alcuna dalla direzione di Feltri figlio.

Peccato, ora non ho nemmeno la soddisfazione di togliere la mia collaborazione in solidarietà con Laura Boldrini, come hanno fatto Luca Paladini (i Sentinelli) e Barbara Collevecchio (psicologa junghiana). Vabbè, chi volesse continuare a leggermi lo può fare sul mio blog personale e su Azione nonviolenta.

E tanti saluti alla famiglia Feltri.

P.S. Se siete interessati e vi siete persi le puntate precedenti, le trovate qui: https://www.giornalettismo.com/huffington-post-paladini…/

Sulla Marcia, dei pregi e dei difetti (ad un mese dalla Perugia-Assisi)

07 mercoledì Nov 2018

Posted by maovalpiana in Nonviolenza, Uncategorized

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Aldo Capitini, Assisi, Movimento Nonviolento, Perugia, Pietro Pinna, Rete della Pace

Ad un mese dalla Perugia-Assisi del 7 ottobre 2018 è bene fare qualche considerazione su come sta proseguendo la nostra marcia …

La grande partecipazione all’iniziativa, nel cinquantesimo anniversario della morte terrena di Aldo Capitini, ideatore e promotore della prima marcia, ha confermato la necessità per il più vasto movimento per la pace di avere luoghi di incontro e azione comuni. La Perugia-Assisi è stata storicamente, proprio grazie alla prima edizione capitiniana del 1961 (che doveva essere un “unicum”) e alla sua ripresa dopo 17 anni, nel 1978 per volere di Pietro Pinna e del Movimento Nonviolento, la vetrina nella quale il pacifismo italiano espone la propria immagine e le proprie proposte al paese. La marcia, infatti, non è la passeggiata per stare bene con gli amici, non è il corteo per contare se si è in tanti, non è la processione per rinnovare una tradizione, ma è il momento, forse unico, in cui l’opinione pubblica può vedere il movimento per la pace riunito, riconoscerlo e valutare la sua capacità di dialogo con la politica e le istituzioni.

La marcia del 2018 non aveva un obiettivo specifico, unitario, definito, una campagna unificante da proporre, e questo è certamente un errore. Gruppi, movimenti, reti, hanno saputo positivamente esprimere le tante iniziative in corso, ma non si è riusciti a parlare con voce unica. E’ stato un coro polifonico, dal quale comunque è emersa una tematica prevalente, riferita all’attualità politica: l’immigrazione. Gli slogan più diffusi erano “ponti, non muri” e “porti aperti, non confini”, a significare che la marcia di fatto ha avuto anche un carattere antigovernativo. Le 70.000 persone partecipanti (questo il numero più vicino alla realtà) hanno saputo esprimere una grandissima energia, una partecipazione vivace e consapevole, arricchita dalla notevole presenza di giovani e giovanissimi; è mancato però il contenitore dove riporre e valorizzare tanta ricchezza; la domanda espressa non ha ancora trovato una risposta in grado di indirizzare e dare sbocco politico.

I due appelli “ufficiali” letti al termine della marcia, non hanno saputo interpretare nemmeno ciò che la marcia aveva comunque espresso, e non hanno saputo dare nessuna indicazione pratica sul “dopo”. L’appello “Nessuno deve essere lasciato solo!” è una dichiarazione di impotenza: “cerchiamo assieme le soluzioni dei problemi che non sono ancora state trovate e intraprendiamo nuove iniziative per attuarle“, concludendo con l’esortazione “Miglioriamo i nostri pensieri!“. L’altro appello “Il manifesto della cura” fornisce indicazioni ancor più vaghi, inafferrabili: “trovare la clorofilla spirituale che tiene alla ricerca delle cose buone con un pensare sensibile e un sentire limpido“. Evidentemente c’è bisogno di ben altro, e per fortuna i marciatori si sono dimostrati molto più avanti della marcia stessa. Dal meeting per la pace che si è svolto nei giorni precedenti la Marcia, a cura della Rete della Pace, sono emerse pratiche, esprienze e progetti che possono andare a costituire quella Agenda della pace di cui tutti i marciatori hanno sentito il bisogno: –taglio delle enormi spese militari -uscita dal programma di acquisto degli F35 -messa al bando delle armi atomiche -riconversione civile dell’industria bellica -stop all’esportazione di armi che creano morte, migrazioni forzate e profughi che fuggono dalle guerre. I progetti per ricostruire una politica di pace e giustizia sono contenuti nella campagna “Un’altra difesa è possibile”: spostamento delle risorse dal bilancio militare alla difesa civile, non armata e nonviolenta, per i corpi civili di pace, la protezione civile, il servizio civile universale, un Istituto di ricerche per il disarmo.

La priorità è convergere sempre di più su obiettivi comuni, riconoscere la necessità di una campagna coordinata, rafforzare una Rete della pace che sappia dare un senso politico unitario al lavoro che tantissimi fanno sui territori. Solo così la prossima Marcia, magari autoconvocata, proprio perchè di tutti e per tutti, avrà un senso.

Mao Valpiana

presidente del Movimento Nonviolento

Verona, 7 novembre 2018

Nonviolenza e decrescita

08 sabato Mar 2014

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decrescita, Movimento Nonviolento, nonviolenza

«Il disarmo deve essere declinato in tutte le sue accezioni possibili e oggi è nostra la responsabilità per una nonviolenza attiva, a tutto campo. Anche, e perché no, nel modello economico capitalista che occorre contrastare». Sono le parole di Mao Valpiana, presidente nazionale del Movimento Nonviolento che ha da poco concluso il congresso.

di Giovanni Fez – 7 Marzo 2014

Mao Valpiana è presidente nazionale del Movimento Nonviolento, direttore della rivista mensile “Azione nonviolenta”, membro del comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer, della War Resisters International (l’internazione dei Resistenti alla Guerra con sede a Londra) e del Beoc (Ufficio Europeo dell’Obiezione di Coscienza con sede a Bruxelles). E’ lui a fare il punto sul movimento nonviolento in Italia, sulla necessità di un impegno sempre più intenso sul fronte del disarmo e sulle affinità tra gli attivisti nonviolenti e chi crede fermamente in un’alternativa all’attuale modello econonico.

Avete di recente concluso il vostro Congresso. Cosa ne è uscito?
«Erano oltre cento i partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia, dal Friuli alla Sardegna, dal Trentino alla Puglia, con due delegazioni anche dalla Svizzera e dal Belgio. Ognuno si è assunto l’onere del viaggio e della permanenza e già questo è un segno di responsabilità e condivisione, non è poco. I lavori congressuali si sono concentrati sulla definizione della politica nonviolenta per i prossimi anni: sarà la campagna per il disarmo (cioè l’impegno per togliere spese dal settore militare e spostare gli investimenti sui bisogni sociali) l’asse portante delle iniziative del Movimento. La campagna “disarmo e difesa civile 2014”, promossa dalle reti pacifiste, disarmiste e nonviolente (in primis la Rete Italiana Disarmo, la Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile e la Rete della Pace, con cui il Movimento Nonviolento ha avviato una proficua e sinergica collaborazione), sarà al centro della nostra iniziativa politica per i prossimi anni. Il Movimento Nonviolento è al centro di queste iniziative, sostenendole in ogni modo, con spirito di servizio e volontà di contribuire a rilanciare con forza il movimento unitario per la pace. Molto è stato fatto, molto resta ancora da fare».

Quali impegni di mobilitazione e sensibilizzazione per il prossimo futuro?
«Il 25 aprile si terrà a Verona l’Arena di Pace e Disarmo, un grande raduno di tutte le persone, le associazioni, i movimenti della pace, della solidarietà, del volontariato, dell’impegno civile che faccia appello non solo ai politici ma innanzitutto a noi stessi, chiedendo a chi vi parteciperà di assumersi la responsabilità di essere parte del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Scrollarsi dalle spalle illusioni e paure, rimettersi in piedi con il coraggio della responsabilità e della partecipazione per disarmarci e disarmare l’economia, la politica, l’esercito è il nostro obiettivo. Il disarmo dev’essere declinato nelle diverse modalità necessarie: disarmo strutturale, disarmo economico, disarmo culturale, disarmo della politica, disarmo personale e, naturalmente, disarmo militare. Ben sapendo che la strategia della nonviolenza prevede il disarmo unilaterale, cioè iniziare da se stessi, da casa propria, dalla propria comunità, dalla propria nazione. Inizio io a disarmare, senza aspettarmi contropartite dall’altro. Solo così si può spezzare la catena che ci ha portato alla maggior spese militare complessiva mai sostenuta nella storia dell’umanità. Con la favola del disarmo bilanciato e controllato abbiamo in realtà assistito alla crescita smisurata di armi di ogni tipo, sia nel commercio cosiddetto legale che illegale. E’ un fatto che nella storia solo il ritiro unilaterale di armi od eserciti ha provocato un simile disarmo anche dall’altra parte».

Ritenete che oggi occorra ripensare il Movimento Nonviolento?
«Il Movimento Nonviolento affonda le proprie radici nel pensiero e nell’esempio attivo di Aldo Capitini per l’Italia, di Leone Tolstoj, Mohandas Gandhi, Martin Luther King a livello internazionale.  La nonviolenza è antica come le montagna, diceva Gandhi, e i suoi principi ispiratori fondamentali sono stati inseriti nella Carta costitutiva del nostro Movimento:
1. l’opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l’oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un’altra delle forme di violenza dell’uomo.
In questo senso non c’è nulla da ripensare nel Movimento…. perchè siamo ancora lontani dal raggiungimento del nostro orizzonte. Ciò che va ripensato sono le nostre capacità e responsabilità. Non possiamo più accontentarci dell’eredità che abbiamo ricevuto, perchè oggi a sostenere le prove che la realtà ci sottopone non ci sono più Gandhi, King o Capitini, ma ci siamo noi. E’ dunque nostra la responsabilità di un aggiornamento continuo della nonviolenza attiva rispetto ad un contesto sociale e politico molto diverso da quello nel quale i nostri padri e le nostre madri agivano. La nonviolenza del 2014 è nelle nostre mani».

La nonviolenza può essere un punto fermo nella necessità e nel percorso di decrescita cui occorre andare incontro?
«La situazione di crisi economica, politica e sociale globale porta il Movimento Nonviolento a confrontarsi da un lato con l’evidenza del fallimento del paradigma economico capitalista e con le forme di violenza ad esso strutturali;  dall’altro con il moltiplicarsi di esperienze e iniziative rivolte alla costruzione dal basso di una alternativa più sostenibile e equa, che fanno perno sul concetto di  responsabilità individuale. Il Movimento Nonviolento dichiara il suo rifiuto al modello capitalista e si impegna per lo sviluppo di un’alternativa costruttiva, quella di un’economia della relazione dove la soddisfazione dei propri fabbisogni tenga conto degli effetti conseguenti a livello globale. L’impegno va declinato in particolare sul tema del diritto al cibo e sulle iniquità conseguenti all’attuale sistema agroalimentare. I livelli di intervento individuati sono molteplici e vanno dall’educazione dei bambini e informazione corretta, all’azione concreta. E’ possibile riconoscere molti tratti di continuità tra i movimenti emergenti (decrescita, economia solidale, ecc.) e l’area nonviolenta, negli obiettivi, nei valori di riferimento, ma non sempre nella riflessione sul metodo. E’ quindi auspicabile cercare collaborazioni con esse per intraprendere un percorso di azione comune».

Dopo il Congresso del Movimento Nonviolento … la campagna della nonviolenza organizzata

09 domenica Feb 2014

Posted by maovalpiana in Nonviolenza

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Movimento Nonviolento

di Mao Valpiana *

Il tavolo della presidenza

Il tavolo della presidenza al Congresso di Torino

Le cose vanno male nella società italiana. Economia in declino, politica allo sbando, cultura in decadenza. Sfiducia e depressione sono sentimenti diffusi.

In queste condizioni la cosa più facile è lamentarsi ed addossare le responsabilità ad altri. Ma non serve a nulla, anzi peggiora ulteriormente le cose. Quel che occorre per raddrizzare la situazione è iniziare da se stessi a comportarsi al meglio. L’esempio è il primo essenziale strumento di lotta nonviolenta previsto dalla Carta del Movimento Nonviolento. Ed è quel che ha fatto nel suo 24° Congresso nazionale, a Torino dal 31 gennaio al 2 febbraio, il cui titolo diceva: “Cominciamo dal disarmo … le proposte della nonviolenza”.

Oltre cento i partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia, dal Friuli alla Sardegna, dal Trentino alla Puglia, con due delegazioni anche dalla Svizzera e dal Belgio. Ognuno si è assunto l’onere del viaggio e della permanenza, e già questo è un segno di responsabilità e condivisione, e non è poco.

E’ stato Nanni Salio a fare gli onori di casa a nome del Centro Sereno Regis, una delle eccellenze culturali e strutturali della nonviolenza italiana, che ci ha ospitati nei tre giorni. L’apertura pre-congressuale, con un partecipato dibattito, è stata dedicata al tema dell’Europa, anche in vista del prossimo appuntamento elettorale. La politica estera e la difesa europea sono stati i due argomenti trattati in modo esauriente e competente da due amici della nonviolenza, iscritti al Movimento: Paolo Bergamaschi (consigliere al PE) e Francesco Vignarca (coordinatore RID). La prospettiva di un esercito europeo (che sostituisca gli attuali 28 eserciti nazionali) e la creazione dei Corpi civili di pace europei, strumenti utili per la nuova Europa che immaginiamo, come potenza di pace, federale e solidale, sono stati i temi affrontati. E’ emerso chiaramente che all’interno del Movimento abbiamo acquisito le competenze e le professionalità per un’elaborazione teorica e politica di grande livello.

I lavori congressuali si sono concentrati sulla definizione della politica nonviolenta per i prossimi anni: sarà la campagna per il disarmo (cioè l’impegno per togliere spese dal settore militare e spostare gli investimenti sui bisogni sociali) l’asse portante delle iniziative del Movimento. La campagna “disarmo e difesa civile 2014”, promossa dalle reti pacifiste, disarmiste e nonviolente (in primis la Rete Italiana Disarmo e la Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile, con cui il Movimento Nonviolento ha avviato una proficua e sinergica collaborazione), sarà lanciata dall’Arena di pace e disarmo convocata a Verona il 25 aprile.

Il Movimento Nonviolento è al centro di queste iniziative, sostenendole in ogni modo, con spirito di servizio e volontà di contribuire a rilanciare con forza il movimento unitario per la pace (che con la crisi di identità e di rappresentanza della Tavola per la pace, ha subìto lacerazioni e discredito mentre salutiamo con fiducia la nascita della nuova Rete della pace che riunisce grandi e piccole associazioni della società civile).

Il disarmo è stato declinato nelle diverse modalità necessarie: disarmo strutturale, disarmo economico, disarmo culturale, disarmo della politica, disarmo personale e, naturalmente, disarmo militare. Ben sapendo che la strategia della nonviolenza prevede il disarmo unilateale, cioè iniziare da se stessi, da casa propria, dalla propria comunità, dalla propria nazione. Inizio io a disarmare, senza aspettarmi contropartite dall’altro. Solo così si può spezzare la catena che ci ha portato alla maggior spese militare complessiva mai sostenuta nella storia dell’umanità. Con la fola del disarmo bilanciato e controllato abbiamo in realtà assistito alla crescita smisurata della proliferazione di armi di ogni tipo, sia nel commercio cosiddetto legale che illegale. E’ un fatto che nella storia solo il ritiro unilaterale di armi od eserciti, abbia provocato un simile disarmo anche dall’altra parte.

Questo, però, non ci impedisce di essere nel contempo molto pragmatici, e salutare come positivo qualsiasi passo in avanti pur se solo nella direzione del controllo degli armamenti.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla difesa civile, cioè difesa della dignità della vita di tutti, dei valori costituzionali, difesa del territorio, della comunità, e soprattutto difesa dal pericolo principale che ci minaccia: la guerra e la sua preparazione. I passi fatti nella direzione istituzionale dei corpi civili di pace, sono incoraggianti, e premiano il lavoro svolto dal Movimento con le altre reti che su questo fronte si sono particolarmente impegnate, il Tavolo Interventi civili di pace e la rete Ipri-Corpi civili di pace.

Il dibattito nelle quattro commissioni di lavoro (disarmo/difesa, democrazia/politica, diritti/doveri, decrescita/semplicità volontaria) e in plenaria, è stato di ottima qualità, segno che la riflessione e la maturazione nel Movimento Nonviolento danno buoni frutti.

A detta di tutti i presenti e degli osservatori il Congresso è andato molto bene, e questo evidentemente è un risultato collettivo. C’è stato un lavoro di preparazione che ha coinvolto le realtà territoriali, veri centri di elaborazione e punti di forza del Movimento. Su questo punto si è insistito molto: la nonviolenza organizzata ha bisogno di iscritti all’associazione e di abbonati alla rivista; chi ha aspettative di campagne e iniziative nonviolente, chi spera in un cambiamento affidato ai movimenti che incarnano l’alternativa nonviolenta, deve farsi subito “centro” e aggregare attorno a sé altre potenzialità. Un gruppo nonviolento, per quanto piccolo, se collegato al Movimento può fare molto, perchè è il motorino che dà avvio alle campagne che possono poi investire la politica, e quindi modificare la realtà. Questo l’impegno assunto dal Congresso: moltiplicare i gruppi e i centri territoriali nonviolenti, e rafforzare l’organizzazione interna del Movimento affinchè possa davvero mettersi al servizio della poltica dei gruppi locali, nei quali è insita una “forza preziosa”.

Non a caso il Congresso si è aperto nel ricordo di tre amici che ci hanno lasciato prematuramente: Marco Baleani, Massimo Paolicelli e Luca Magosso. Tre persone che avevano saputo farsi centro, costruire iniziative e gruppi a Gubbio, a Roma, a Torino, che ora proseguono nella strada da loro tracciata. Il testimone è passato in altre mani. Il Congresso si è concluso infatti con l’elezione degli organi collegiali: il Comitato di Coordinamento vede per la prima volta una maggioranza al femminile e giovanile (senza dover scomodare “le quote rosa” o “il nuovo che avanza”…), ed anche un rinnovato Direttivo. Il clima positivo e sereno nel quale si lavora è dovuto ad una stima e fiducia reciproca, che abbiamo costruito nel tempo e che è uno dei doni più preziosi che si trovano nel nostro Movimento.

Non possiamo più accontentarci di attingere dalla pur inesauribile eredità lascitaci dalle madri e dai padri della nonviolenza. Il futuro della nonviolenza organizzata è ora nelle nostre mani, e dunque è una benedizione l’assunzione di responsabilità nel Movimento da parte di nuovi volti pieni di energia. Un’altra novità è rappresentata dallo “sdoppiamento” di Azione nonviolenta che alla rivista cartacea (che passerà da mensile a bimestrale) affiancherà la versione in rete in un apposito sito internet. E’ la nostra risposta fiduciosa alla crisi della stampa nonviolenta. Contiamo che la stessa fiducia la dimostrino i lettori, sottoscrivendo subito l’abbonamento. Ciò è indispensabile anche per coprire il passivo di bilancio che si è verificato negli ultimi anni, a causa dei costi crescenti e della riduzione di entrate. Anche nel settore economico ognuno deve fare la propria parte. La crisi ha colpito tutti, ma il Movimento non può andare avanti solo con le buone idee: ora ha bisogno del cuore e del portafoglio di ciascuno di noi.

Infine il Congresso ha voluto riconfermarmi alla presidenza del Movimento. Mi spiace dover usare la formula di rito “è un onore e un onere”, ma questa volta è proprio così. Un profondo onore, e anche un onere non da poco. Ringrazio di cuore tutti coloro che in questi anni mi hanno sostenuto; dovrei forse citare una ad uno gli iscritti al Movimento che hanno già rinnovato l’adesione per il 2014, senza i quali il Movimento stesso non esisterebbe più. Ma fra tutti voglio citare almeno Caterina Del Torto, senza il cui prezioso aiuto nella sede nazionale di Verona poco potrei fare; Piercarlo Racca, il nostro tesoriere, lavoratore instancabile che sostiene la struttura di base del Movimento, e Pasquale Pugliese, che ha assunto il ruolo di segretario nazionale, con il quale mi è sempre di grande aiuto ed ispirazione il confronto personale e politico. Un grazie a tutte le amiche e gli amici che hanno assunto l’incarico nel Direttivo e nel Comitato di coordinamento: lavorare collegialmente con loro per il Movimento Nonviolento è una splendida avventura umana.

* presidente del MN

Verona, 9 febbraio 2014

La durata è la forma delle cose

28 sabato Dic 2013

Posted by maovalpiana in Nonviolenza, Ricorrenze

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Aldo Capitini, Azione nonviolenta, Movimento Nonviolento

Il primo numero di Azione nonviolenta porta la data del 10 gennaio 1964. Mezzo secolo fa. Venne annunciato come “Numero unico in attesa dell’autorizzazione a periodico mensile del Movimento Nonviolento per la pace – l’abbonamento costerà mille lire”. Il numero era “a cura di Aldo Capitini” e il Comitato di redazione formato da Giuseppe Francone, Pietro Pinna, Luisa Schippa.
L’amministrazione, la redazione e la direzione trovavano sede a Perugia in “via dei Filosofi 33, ultimo piano”, la casa di Capitini. Vale la pena ripassare gli argomenti trattati in quel primo fascicolo: – l’illustrazione delle attività svolte dal Gruppo di azione diretta nonviolenta; – i buddhisti nel Viet-Nam del Sud; – la nonviolenza in azione per una nuova società; – i principi della nonviolenza; l’elenco delle riviste per la pace e la nonviolenza nel mondo; – recensioni di libri e articoli sulla nonviolenza; – una bibliografia gandhiana; – la rubrica delle lettere al direttore.
Vennero anche annunciati i titoli di alcuni articoli che avrebbero trovato pubblicazione nei numeri successivi: – Kennedy; – la lotta dei negri in America; – il neutralismo; – campagne nonviolente in Inghilterra; – svolgimenti del gandhismo; – gli obiettori di coscienza nelle prigioni italiane; – tecniche del metodo nonviolento; – l’educazione alla pace; – nonviolenza e dialogo; – vittorie senza violenza; – la guerra chimica e batteriologica; – la nonviolenza e il diritto; – la lotta nel Sud-Africa.
Da allora in poi Azione nonviolenta ha mantenuto l’impegno con i propri lettori. Sono usciti regolarmente 600 fascicoli, mese dopo mese, anno dopo anno, decennio dopo decennio, rispettando “il programma” che lo stesso Capitini aveva delineato: “Con Azione nonviolenta poniamo un centro di questo lavoro. Esso sarà informativo. Fornendo notizie su tutto ciò che avviene nel mondo con attinenza al metodo nonviolento; sarà teorico, perché esaminerà le ragioni e tutti i problemi, anche i più tormentosi, di questo metodo; sarà pratico-informativo, perché illustrerà via via le tecniche di questo metodo, in modo che diventi palese quanto esse sono ricche e complesse e possono ancora accrescersi infinitamente, perché la nonviolenza è infinita e creativa nel suo sviluppo. Azione nonviolenta riferirà su libri e articoli concernenti la nonviolenza e la pace; manterrà sempre aperto il dibattito con quesiti e risposte. E vuole anche essere fatta da tutti, nel senso che esaminerà volentieri proposte, suggerimenti, articoli che riceverà, come si augura fin da ora di essere aiutata nella diffusione capillare, nella raccolta di abbonamenti e di offerte per le gravi spese.” Ora, dopo cinquant’anni, Azione nonviolenta deve fare i conti con un momento di difficoltà economica (calo degli abbonamenti, crescita dei costi) e quindi di “crisi”. Ma il Movimento Nonviolento, che della rivista è l’Editore, vuole interpretarla come una “crisi di crescita”. Per questo Azione nonviolenta, anziché chiudere, come purtroppo stanno facendo troppe riviste, intende rilanciare, rinnovarsi e raddoppiare. Nel 2014 uscirà sia in versione cartacea (seppur con periodicità allungata) che in versione telematica; avremo dunque due nuove redazioni, che si integreranno per fornire ai lettori aggiornamenti quotidiani nell’edizione in rete e approfondimenti tematici nel fascicolo che i lettori riceveranno a casa. Ai lettori chiediamo solo un po’ di pazienza; per avviare il nuovo processo ci vorrà qualche mese… La scommessa riuscirà solo ed esclusivamente se chi ci legge deciderà di essere protagonista del futuro di Azione nonviolenta, diventandone comproprietario, tramite la quota di abbonamento. È questo il primo passo da compiere subito per rendere possibile il 2014 della nostra rivista.
Il filosofo francese Henri Bergson disse che “la durata è la caratteristica della coscienza”. Durata vuol dire che l’io vive il presente e sta nel presente con la memoria del passato e l’anticipazione del futuro. Passato e futuro possono vivere soltanto in una coscienza che li salda nel presente. Azione nonviolenta è stata la coscienza della nonviolenza organizzata nel nostro paese, assolvendo il doppio compito di essere lo specchio di quanto produce il movimento stesso, e nel contempo proporre iniziative e stimoli. Il nostro passato di cinquant’anni è la garanzia migliore su cui costruire il futuro della nuova rivista.
Azione nonviolenta ora è nelle tue mani…

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