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Tagliare le spese militari, finanziare politiche di pace

22 mercoledì Dic 2021

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Costituzione, Gandhi, Gorbaciov, Mohandas K. Gandhi, Nobel, ONU, Papa Francesco, Reagan, Rete Pace e Disarmo, Sbilanciamoci!, Un'altra difesa è possibile

L’appello dei Nobel, le parole del Papa, le Campagne per il disarmo

di Mao Valpiana *

L’appello di 50 premi Nobel e accademici “Una semplice concreta proposta per l’umanità”, ha un grande merito: quello di aver posto al centro dell’agenda politica globale la necessità della riduzione delle spese militari. L’obiettivo è ragionevole e possibile: un negoziato comune tra tutti gli Stati membri dell’ONU per ridurre del 2% ogni anno, per 5 anni, le spese belliche di ciascun paese, liberando così un “dividendo di pace” di 1000 miliardi di dollari entro il 2030.

Questa proposta si va ad aggiungere e rafforza altre proposte avanzate negli anni nella stessa direzione: Papa Francesco ha scritto nell’Enciclica Fratelli tutti: “E con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri”. E in occasione della Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2022, Papa Francesco ribadisce: “È dunque opportuno e urgente che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti. D’altronde, il perseguimento di un reale processo di disarmo internazionale non può che arrecare grandi benefici allo sviluppo di popoli e nazioni, liberando risorse finanziarie da impiegare in maniera più appropriata per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura del territorio”.

La Campagna mondiale GCOMS (Global Campaign on Military Spending – campagna internazionale sulla spesa militare), promossa dall’International Peace Bureau (IPB, Premio Nobel per la Pace 1910) si pone come finalità principale la richiesta urgente di uno spostamento di fondi (almeno il 10% annuo) dai bilanci militari verso la lotta contro la pandemia da Covid-19 e il rimedio alle crisi sociali e ambientali che colpiscono vaste aree del mondo.

Dunque, la direzione da intraprendere è condivisa, ma qual è la strategia efficace per raggiungere l’obiettivo? I premi Nobel propongono un approccio multilaterale, negoziati razionali per una riduzione comune e concomitante che mantenga l’equilibrio e la deterrenza; il beneficio di questa cooperazione deriva da un fondo globale utilizzato per affrontare i problemi comuni (riscaldamento climatico, pandemia, povertà) e da una parte di risorse lasciate a disposizione dei singoli governi per reindirizzare la ricerca militare verso applicazioni pacifiche. È una strada realistica? C’è davvero la volontà politica di tutte le nazioni di scegliere il disarmo controllato e bilanciato? La storia degli accordi bilaterali di disarmo INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) e START (Strategic arms reduction treaty) tra USA e URSS, negli anni ‘80, per il ritiro delle armi nucleari strategiche, dimostra che la strada del disarmo è possibile, praticabile e può dare risultati. Dopo le delusioni per i continui rinvii e fallimenti degli accordi SALT (Strategic Arms Limitation Talks) degli anni ‘70, il rapporto cambiò per la disponibilità al dialogo tra Reagan e Gorbaciov, ma furono i passi unilaterali di Gorbaciov ad imporre un clima di fiducia e dunque la fine della guerra fredda: Gorbaciov annunciò una moratoria unilaterale sui test di armi nucleari ed il 1° gennaio 1986 avanzò una proposta per la messa al bando di tutte le armi nucleari entro il 2000; nel dicembre 1988 fu ancora Gorbaciov ad annunciare alle Nazioni Unite un ritiro unilaterale di 50.000 soldati dall’Europa orientale e la smobilitazione di 500.000 truppe sovietiche. Nel 1990 Gorbaciov ricevette il premio Nobel per la Pace “per il suo ruolo di primo piano nel processo di pace”. Ci vuole sempre chi inizia facendo il primo passo.

Gandhi diceva che la dottrina della nonviolenza resta valida anche tra Stati e Stati: “prima del disarmo generale qualche nazione dovrà iniziare a disarmarsi; il grado della nonviolenza in quella nazione si sarà elevato così in alto da ispirare il rispetto di tutte le altre”.

Proprio per rafforzare e iniziare a praticare l’appello dei Nobel, del Papa, e delle Campagne disarmiste sostenute dall’opinione pubblica, ci vuole chi fa un primo passo, che sarà seguito da passi altrui. L’Italia può dare un esempio virtuoso, senza mettere in discussione la sua politica di difesa e sicurezza garantita dall’articolo 52 della Costituzione, ma ottemperando al dettame di ripudio della guerra dell’articolo 11: applicare una “moratoria” sulle spese aggiuntive dei programmi per nuovi sistemi d’arma, un taglio di 5/6 miliardi da spostare subito su capitoli di spesa per politiche di pace e cooperazione. È quello che chiedono Rete Pace e Disarmo con Sbilanciamoci!, e che da anni sostiene la Campagna “Un’altra difesa è possibile” per il riconoscimento della Difesa civile non armata e nonviolenta (protezione civile, servizio civile, corpi civili di pace) da finanziare con fondi sottratti alle armi. Una proposta di Legge che istituisce il Dipartimento della Difesa civile non armata e nonviolenta è depositata in Parlamento; la sua discussione e approvazione in questa legislatura rappresenterebbe, insieme all’attuazione della moratoria per le spese di nuovi sistemi d’arma, quel “primo passo” nella giusta direzione della nostra nazione, che così potrebbe presentarsi al tavolo dell’Onu per sostenere con autorevolezza la “semplice concreta proposta per l’umanità” presentata dai premi Nobel.

Non c’è tempo da perdere. Bisogna fare presto a disarmare la guerra e finanziare la pace.

* Presidente nazionale del Movimento Nonviolento

Verona, 21 dicembre 2021

2 ottobre, buon compleanno Gandhi

02 sabato Ott 2021

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Gandhi, Giornata internazionale, Mahatma, nonviolenza, ONU

“Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la nonviolenza sono antiche come le montagne”. Eppure Gandhi è considerato, giustamente, il padre della nonviolenza moderna perché ne ha fatto un metodo di lotta politica contro le ingiustizie, per la libertà, la pace.

L’Assemblea generale dell’ONU ha indetto la Giornata Internazionale della Nonviolenza nel giorno della nascita di Mohandas K. Gandhi, chiamato il Mahatma, la grande anima. Se da un lato questa ricorrenza ha contribuito alla divulgazione del messaggio della nonviolenza “anche attraverso l’informazione e la consapevolezza pubblica”, dall’altro si corre il rischio – ogni anno di più – della vuota commemorazione, della ritualità ineffettiva, per dirla con una parola, della retorica.

Per le amiche e gli amici della nonviolenza è un giorno di festa, ma soprattutto di riflessione, autocritica, a partire dall’eredità politica e spirituale di Gandhi, eredità che si misura nella stretta connessione tra ideali della nonviolenza, sperimentazione delle tecniche e programma costruttivo. Nessuno di questi aspetti può essere vissuto autenticamente – è l’insegnamento del Mahatma – senza gli altri.

E allora: come stiamo contribuendo oggi al programma della nonviolenza, allo sviluppo sempre creativo della sua teoria e prassi? Se è vero che la nonviolenza è insieme “antica come le colline” e “novità rivoluzionaria” sta a noi andare avanti, scegliere quali direzioni prendere per la trasformazione nonviolenta della nostra società.

“Il mio campo è l’azione, e io faccio ciò che comprendo essere il mio dovere, in accordo con le mie possibilità e ciò che sopraggiunge lungo la mia strada”. Ciò che ci è venuto incontro in questi ultimi anni (la crisi climatica, l’impennata del riarmo internazionale, la pandemia) ci impone di allargare il campo d’azione e moltiplicare le possibilità di agire concretamente con la nonviolenza.

Per noi la nostra Festa del 2 ottobre è la valorizzazione e il rilancio dell’impegno quotidiano dei nostri gruppi territoriali, della rivista Azione nonviolenta, della promozione del Servizio Civile Universale, del nostro approfondimento dei temi della memoria e dell’ecologia. Se queste tante iniziative trovano un collante internazionale nella nostra partecipazione attiva alla War Resisters International (l’Internazionale dei resistenti alla guerra), di cui quest’anno ricorre il Centenario, in Italia trovano forza nella Rete italiana Pace e Disarmo.

È questa oggi la Rete più ampia e matura delle associazioni pacifiste, disarmiste, nonviolente, ambientaliste, culturali, sindacali e del volontariato, che ha raccolto l’eredità gandhiana della nonviolenza politica organizzata e quella capitiniana della Consulta italiana per la Pace nata dopo la Marcia Perugia-Assisi del 1961, promuovendo un programma costruttivo le cui gambe sono Campagne con obiettivi al passo coi tempi, concreti e precisi: l’istituzione della Difesa civile non armata e nonviolenta, la riduzione delle spese militari, il blocco all’export di armamenti verso Paesi in conflitto e che violano i diritti umani, la ratifica italiana del Trattato di messa al bando delle armi nucleari, il finanziamento degli interventi civili di pace presenti nei paesi in conflitto.

Se si ha chiaro che queste campagne e obiettivi sono il punto di arrivo comune, slogan e iniziative generiche lasciano il posto alla forza del pensiero e della pratica della nonviolenza attiva. Ci pare questa la modalità persuasa di celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza. È questa la nostra “marcia collettiva”, non di un solo giorno, ma dei giorni che verranno, per un futuro di pace e disarmo per tutti.

Sul Nobel per la Pace (lato A e lato B)

07 sabato Ott 2017

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Gandhi, ICAN, Nobel, nucleare, ONU

La storia del Premio Nobel per la Pace è lunga, controversa e contraddittoria.

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Basti pensare che M.K. Gandhi, sicuramente la figura universalmente riconosciuta come uomo di pace, non ricevette mai il prestigioso Premio. Fu candidato nel 1937 ma venne escluso: la sua campagna per l’indipendenza dell’India era in pieno svolgimento e, per opportunità, il Comitato di Oslo non volle fare uno sgarbo al Regno Unito. Quell’anno infatti fu premiato l’inglese Robert Cecil per la sua “Campagna internazionale per la pace”. Dopo una sospensione del Premio per la Pace di cinque anni, dal 1939 al 1943 a causa del conflitto mondiale, Gandhi fu nuovamente candidato al Nobel nel 1947, ma anche questa volta venne accantonato a causa delle fortissime tensioni per la divisione tra India e Pakistan, e si disse che il Mahatma sarebbe stato identificato con una delle due parti in causa (mentre invece era impegnato anche con il suo ultimo drammatico digiuno per la riconciliazione tra indù e musulmani). Fu assegnato un Premio meno problematico alla “Società religiosa degli Amici”, cioè ai Quaccheri (scegliendo, non a caso, le rappresentanze degli Stati Uniti e del Regno Unito). Ultima candidatura nel 1948, ma ormai Gandhi era morto assassinato e così quell’anno il Nobel per la Pace non venne assegnato “perché non vi è nessun candidato idoneo vivente” (un tributo e un riconoscimento tardivo al Mahatma).

***

Nella lunga vita del Nobel per la Pace, dal 1901 ad oggi, hanno ricevuto il Premio importanti figure della storia della nonviolenza come Bertha von Suttner, Albert Schweitzer, Martin Luther King, Adolfo Pérez Esquivel, Desmond Tutu, Aung San Suu Kyi, Nelson Mandela.

Ma, in contrappeso, vi sono stati anche Premiati per un eccessivo realismo politico, diplomatici e Capi di Stato che non hanno mai messo in discussione il sistema militare che porta alla guerra: Franklin Roosvelt, George Marshall, Henry Kissinger, Barack Obama, l’Unione Europea.

***

Nell’elenco dei Nobel ben otto premi sono stati dedicati alla causa del disarmo: nel 1962 contro i test nucleari; nel 1974 per l’adesione del Giappone al trattato di non proliferazione; nel 1982 ai delegati all’Assemblea generale delle Nazioni Unite sul disarmo; nel 1985 per le Campagne informative sulle conseguenze catastrofiche della guerra atomica; nel 1995 per ridurre il ruolo delle armi nucleari nella politica internazionale; nel 1997 per la campagna contro le mine anti-uomo; nel 2005 per gli sforzi per impedire che l’energia nucleare venga usata per scopi militari; nel 2013 alla campagna per eliminare le armi chimiche. E finalmente nel 2017 si aggiunge ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) con il suo lavoro “per portare l’attenzione alle conseguenze umanitarie catastrofiche di qualunque uso delle armi nucleari e per i suoi straordinari sforzi per ottenere un trattato che metta al bando queste armi”.

***

Non può sfuggire però la contraddizione di altri premiati per la pace, “nuclearisti” nei fatti.

– Il Dalai Lama, premiato nel 1989 “per la contrarietà all’uso della violenza nella lotta del suo popolo per la liberazione del Tibet”, nel 1998 prende posizione a difesa dell’arsenale nucleare indiano con una dichiarazione molto discutibile: “anche l’India ha diritto all’atomica al fine di controbilanciare quella della Cina” (il primo test nucleare indiano fu chiamato Smiling Buddha, Budda sorridente).

– Il presidente Obama, premiato nel 2009 “per i suoi straordinari sforzi per rafforzare la diplomazia internazionale e cooperazione tra i popoli”, non ha partecipato con la sua amministrazione alle Conferenze per la messa al bando delle armi nucleari e sotto la sua presidenza il governo ha approvato una spesa di mille miliardi di dollari per l’ammodernamento dell’arsenale nucleare Usa e la costruzione di nuove armi nucleari più piccole e quindi più utilizzabili.

– L’Unione Europea, premiata nel 2012 perchè “per oltre sei decenni ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa” non ha mai messo in discussione le centinaia di bombe sul proprio suolo, oltre 300 in Francia, 215 in Gran Bretagna, a cui bisogna aggiungere le bombe atomiche americane presenti nelle basi europee, 50 solo in Italia.

***

Il Comitato per il Nobel (cinque componenti scelti dal Parlamento norvegese) non è esente da influenze politiche e di opportunità. Sulla sua storia ci sono luci e ombre. Tuttavia, se quest’anno il Premio è stato conferito ad ICAN, significa che si è scelto di voler favorire il processo antinucleare avviato, dando in particolare un segnale a Stati Uniti e Corea del Nord che si stanno confrontando su un terreno troppo pericoloso che non piace all’opinione pubblica mondiale.

Il Premio Nobel 2017 è un incoraggiamento ad una campagna partita dal basso, dalla società civile, che ha raggiunto per la prima volta uno storico accordo a maggioranza dell’Assemblea ONU per mettere al bando le armi nucleari. Il Nobel aiuta certamente a diffondere e rafforzare la campagna, ora impegnata per la ratifica del Trattato da parte degli Stati che ancora non hanno aderito.

“Italia ripensaci” è la campagna che Rete Italiana Disarmo e Senzatomica (le due organizzazioni nazionali aderenti ad ICAN) stanno conducendo per premere sul governo italiano affinchè ratifichi il Trattato (così come ha già fatto il Vaticano). La forza per raggiungere questo obiettivo non verrà dal Nobel ma dalla determinazione di ciascuno di noi a percorrere questa strada.

***

Le cerimonia di consegna del Premio (un milione di euro) che avverrà il 10 dicembre ad Oslo, sarà un momento importante per la crescita generale della consapevolezza che l’umanità deve raggiungere: secondo l’orologio dell’apocalisse del Bollettino degli scienziati atomici, mancano solo due minuti e mezzo alla mezzanotte (è il momento in cui le lancette sono state spostate più in avanti dal 1953 a causa della crescita dei nazionalismi, delle dichiarazioni di Trump sulle armi nucleari, del rischio di una nuova corsa agli armamenti tra Stati Uniti e Russia, dello scetticismo della amministrazione statunitense verso il cambiamento climatico). Le 15.000 testate nucleari presenti nel pianeta sono un pericolo costante, un’ipoteca sul futuro dell’umanità.

Il Nobel non servirà a nulla se non sarà la gente, i popoli, parlamenti e governi a trovare la strada, ognuno a partire da se stesso, di uscita dal nucleare, come passo per un’uscita dalla preparazione della guerra. Il disarmo unilaterale deve iniziare qui ed ora.

2 ottobre, Giornata internazionale della Nonviolenza

30 giovedì Set 2010

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2 ottobre, Mohandas K. Gandhi, nonviolenza, ONU

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA

L’Assemblea generale dell’ONU ha indetto per il 2 ottobre di ogni anno (anniversario della nascita di Mohandas K. Gandhi) la Giornata  Internazionale della Nonviolenza. In una risoluzione approvata dai 192 Stati membri dell’ONU, l’Assemblea invita tutti i paesi, organizzazioni e individui a commemorare questo giorno “per promuovere una cultura della pace, della tolleranza, della comprensione e della nonviolenza”.

In moltissime città d’Italia, e in tanti altri paesi, oggi si celebrano eventi – promossi da gruppi di base o da istituzioni – per ricordare la figura del Mahatma e far crescere la nonviolenza nel mondo.

di Mao Valpiana *

Il 2 ottobre celebriamo “la più grande forza di cui disponga l’umanità”.

Gandhi è l’ispiratore dei movimenti per la pace, i diritti umani e le libertà civili di tutto il mondo.

È infatti con Gandhi che nasce la nonviolenza moderna, vera rivoluzione del ventesimo secolo.

Se è vero che la nonviolenza “è antica come le montagne” – perchè essa dimora nel profondo dell’animo di ogni persona ed è inscritta nel cuore della spiritualità di ogni popolo – è anche vero che il “metodo della nonviolenza” è il più giovane pensiero politico della storia.

E’ Gandhi, un secolo fa, che ha scoperto, sperimentato, sistematizzato, il Satyagraha, cioè la nonviolenza moderna, intesa non solo come via di salvezza personale, ma anche come strategia di liberazione collettiva.  Con Gandhi la nonviolenza esce dalla dimensione intimistica, religiosa, individuale, e si trasforma in teoria e prassi politica, individuando un insieme di tecniche che ne hanno fatto il più importante movimento rivoluzionario di cambiamento sociale e di liberazione del secolo scorso. Le ideologie del Novecento si sono frantumate alla prova della storia, sono state sepolte nelle tragedie dei campi di sterminio e nei gulag, sono morte nei massacri della prima e della seconda guerra mondiale.

Solo la nonviolenza resta ad indicare una nuova via. La nonviolenza è un fine ed un mezzo; è uno strumento per risolvere i conflitti, a livello individuale, sociale e politico; la violenza mira a sconfiggere o eliminare l’avversario; la nonviolenza vuole far emergere la verità e offrire una via d’uscita per tutti; preferisce convincere piuttosto che vincere. Non c’è un nemico da criminalizzare, ma un avversario da conquistare. La nonviolenza è una via di liberazione.

Oggi la vita stessa del pianeta è a rischio. Crisi ecologica e crisi bellica rendono il futuro incerto.

Dobbiamo rovesciare il motto “se vuoi la pace prepara la guerra”
nel suo giusto verso “se vuoi la pace prepara la pace”, a partire dal ripudio
della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.
Dobbiamo invertire la rotta, se siamo ancora in tempo.

Celebriamo la giornata della nonviolenza con l’imperativo assoluto di rifiutare ogni guerra e gli strumenti che le rendono possibili. “La guerra è il più grande crimine contro l’umanità”. Gandhi condanna senza appello il ricorso alla guerra. I movimenti per la pace, se vogliono avere un futuro e non essere solo un fuoco di paglia che si spegne alla prima pioggia di bombe, devono saper adottare tutti i metodi rigorosi della nonviolenza. “Si dice: i mezzi in fin dei conti sono mezzi. Io dico: i mezzi in fin dei conti sono tutto”, è il monito gandhiano che dobbiamo tenere presente.

Istituendo questa giornata internazionale, l’Assemblea generale della Nazioni Unite ha voluto rendere il giusto tributo alla figura di Gandhi, personaggio storico del ‘900 il cui messaggio universale è la vera grande novità per questo nuovo millennio.

La nonviolenza è in cammino.

Il mondo è solo all’inizio dell’esplorazione delle potenzialità della nonviolenza.

* Segretario nazionale del Movimento Nonviolento 

Gandhi e la nonviolenza in cammino…

2 ottobre. Giornata internazionale della Nonviolenza

24 giovedì Set 2009

Posted by maovalpiana in Nonviolenza, Ricorrenze

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2 ottobre, Movimento Nonviolento, nonviolenza, ONU

Iniziativa comune del Movimento Nonviolento in ogni regione d’Italia

L’Assemblea generale dell’ONU ha fissato al 2 ottobre di ogni anno la Giornata Internazionale della Nonviolenza. La data è stata scelta in quanto anniversario della nascita di Gandhi, ispiratore dei movimenti per la pace, la giustizia, la libertà di tutto il mondo. In una risoluzione approvata dai 192 Stati membri dell’ONU, su proposta del governo Indiano, l’Assemblea invita tutti i paesi, organizzazioni e individui a “commemorare questo giorno per promuovere una cultura della pace, della tolleranza, della comprensione e della nonviolenza”. È infatti con Gandhi che nasce la nonviolenza moderna. Certo, essa è sempre esistita, è “antica come le montagne”, ma prima del Mahatma era sempre stata intesa come via personale alla salvezza, come codice individuale, come precetto valido per l’individuo. È solo con la straordinaria esperienza gandhiana, prima in Sudafrica e poi in India, che la nonviolenza diventa politica, strumento collettivo di liberazione.
La nonviolenza è stata la vera, grande, unica, rivoluzione del XX secolo.
Le ideologie del Novecento si sono frantumate alla prova della storia, sono state sepolte nelle tragedie dei campi di sterminio e nei gulag, sono morte nei massacri della prima e della seconda guerra mondiale.
Solo la nonviolenza resta ad indicare una nuova via. La nonviolenza è un mezzo e un fine, è uno strumento per risolvere i conflitti che la vita ci presenta, a livello individuale e sociale (povertà, discriminazioni, esclusioni, ecc.); la violenza mira a sconfiggere o eliminare l’avversario; la nonviolenza vuole far emergere la verità e offrire una via d’uscita per tutti; preferisce convincere piuttosto che vincere. Non c’è un nemico da criminalizzare, ma un avversario da conquistare.
Oggi la vita stessa del pianeta è a rischio. Crisi ecologica e crisi belliche rendono il futuro incerto.
Dobbiamo rovesciare il motto “se vuoi la pace prepara la guerra” nel suo giusto verso “se vuoi la pace prepara la pace”, a partire dal ripudio della guerra e degli strumenti che la rendono possibile: eserciti e armi. Dobbiamo invertire la rotta, se siamo ancora in tempo. Dobbiamo disarmare, le nostre menti innanzitutto, per “svuotare gli arsenali e riempire i granai”.
In questa occasione il Movimento Nonviolento (fondato da Aldo Capitini, che ha introdotto in Italia il pensiero ed il metodo di Gandhi), ha promosso una iniziativa comune nazionale. Tutti gli iscritti, i simpatizzanti, i singoli amici della nonviolenza, gruppi e centri del Movimento, hanno organizzato nella propria città o nel proprio paese un’iniziativa pubblica: una presenza in piazza, un banchetto, l’esposizione della nostra bandiera, una conferenza, una fiaccolata, la distribuzione di un volantino; un’azione che il 2 ottobre collegherà idealmente tutte le realtà degli amici della nonviolenza a livello nazionale. Abbiamo voluto coinvolgere soprattutto le scuole (dalle elementari ai licei) affinché presidi ed insegnanti sensibili, insieme agli studenti, ricordino la figura di Gandhi e affrontino il tema dell’educazione alla pace. E’ stata anche realizzata una diffusione straordinaria del numero speciale della rivista “Azione nonviolenta”, dedicato all’attualità del pensiero di Gandhi.
Abbiamo notizie di eventi organizzati in ogni regione italiana: Valle d’Aosta: Aosta; Piemonte: Torino (una mostra per le scuole), Alba CN (letture e film); Lombardia: Brescia (un incontro pubblico), Bergamo, Clusone BG (un volantinaggio), Lodi, Sesto e Uniti CR, Ranica BG; Veneto: Verona (un concerto), Vicenza (inaugurazione di un busto di Gandhi), Padova, Mestre; Trentino Alto Adige: Rovereto, Trento (letture nelle scuole); Friuli Venezia Giulia: Trieste (un concerto), Cormons (un dibattito), Cordenons PN, Torrata PN (una cena conviviale); Emilia Romagna: Ferrara, Reggio Emilia, Faenza; Liguria: Genova (silenzio per la pace); Toscana: Firenze (letture in piazza), Livorno (banchetti in città), Pisa; Sardegna: Tempio Pausania, Cagliari, Ghilarza (una marcia Seneghe-Morbello), Nuoro; Lazio: Roma (una mostra artistica), Viterbo; Marche: Centobuchi AP; Umbria: Gubbio (iniziativa scout); Campania: Napoli; Abruzzo: Pescara (esposizione bandiere); Molise: Castropignano; Puglia: San Vito dei Normanni, Manduria; Basilicata: Potenza; Calabria: Vibo Valentia; Sicilia: Comiso (preghiera per la pace), Avola. Segnaliamo un’iniziativa anche in Svizzera, a Bellinzona (nelle scuole).

Ufficio Stampa del Movimento Nonviolento – Verona. Tel. 045 8009803 – cell. 348 2863190

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