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Archivi tag: Tosi

Verona, casa comune da riparare e curare

17 giovedì Mar 2016

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Fedeli, Langer, Tosi, Verdi, Verona

Verona è una città militare.

La prendo alla larga, ma la faccio breve. Nasce nel neolitico sul Colle San Pietro, luogo facilmente difendibile da attacchi esterni; in epoca romana è un castrum fortificato; nell’epoca imperiale di Augusto una base per le legioni; l’imperatore Gallieno, per difendersi dalle invasioni barbariche fa costruire le mura della città; nel regno di Teodorico è il centro militare più importante; re Pipino fa riadattare la cinta muraria; durante il dominio visconteo vengono rafforzate le difese murarie, eretti i castelli di San Pietro e San Felice e costruita una cittadella militare; poi i veneziani progettano la fortificazione della città e creano il sistema difensivo che sarà ripreso e potenziato dagli austriaci nell’Ottocento, rendendola una città-piazzaforte; Verona è il perno del sistema di difesa del Quadrilatero; dal 1848 al 1866 diventa la città più fortificata dell’Impero, vengono costruiti i forti e creato il primo campo trincerato; seguono poi le vicende militari della prima e seconda guerra mondiale, durante la quale Verona vede l’insediamento dei più importanti comandi militari nazisti ed è la capitale della fascistissima Repubblica di Salò; nel dopo guerra ospita il centro strategico delle Forze Terrestri Nato in Sud Europa (Ftase), base di oscure trame nere, fino ai giorni nostri …

Questa “vocazione militare” ha certamente forgiato lo sviluppo storico della città, ma anche urbanistico e forse perfino antropologico. Il carattere chiuso, difensivo, conservatore dei veronesi de soca forse trova origine proprio in questa dimensione militare.

Dunque, non possiamo pensare alla Verona di domani senza fare i conti con la Verona di ieri.

La città è “moderata”, diffidente verso ogni innovazione, prudente fino all’eccesso. A parte l’esperienza del sindaco socialista Aldo Fedeli, dal 1946 al 1951, tutte le amministrazioni successive fino al 1994 sono state saldamente in mano ad un democristiano; poi un paio di amministrazioni di “centro-destra” e una di “centro-sinistra” (dove in verità il “centro” prevaleva su destra e sinistra), ed infine negli ultimi 9 anni, con l’elezione diretta del Sindaco, i veronesi hanno scelto uno de noaltri, il sindaco-sceriffo Flavio Tosi, rassicurante difensore della tradizione, dell’ordine, dei nostri schei (secondo la vulgata, anche se la verità dei fatti dice ben altre cose).

Negli anni ci sono stati, va riconosciuto, anche interessanti tentativi di innovazione politica, e non solo “di sinistra”, per tentare di offrire alla città un governo del cambiamento. Una novità fu certamente l’irrompere sulla scena civile e politica di Verona di una visione “verde”. Pur con storie, tempi e modalità diverse, le varie esperienze associative del Wwf, Italia Nostra, Legambiente, Amici della Bicicletta e poi le varie aggregazioni politiche dei Verdi (Verdi del Sole che ride, Verdi Arcobaleno, Verdi-Comitati di Quartiere, Verdi della Colomba) hanno contribuito a costruire un programma ambientalista, ecologista, per la nostra città, con proposte precise e concrete, che vanno dalla mobilità (rete di piste ciclabili, tramvia, zone pedonali, ecc.) fino alla salvaguardia della collina e la valorizzazione delle Mura. Il patrimonio accumulato in quarant’anni di ambientalismo scaligero è enorme, e la neonata associazione VeronaPolis ne ha presentato una sintesi ragionata e fruibile per l’oggi. Niente di nuovo sul piano programmatico, ma ancora tutto o in gran parte da realizzare.

Eppure le occasioni per fare una politica verde non sono mancate. Forse i più giovani non sanno che i verdi sono stati anche ai vertici dell’amministrazione veronese: nel 1993 un vicesindaco, e assessorati all’urbanistica, ai giardini e strade, all’ecologia, ai problemi energetici, economato e bilancio, e dal 2002 assessorato allo sport, ambiente, tempo libero, agenda 21 e presenze nei consigli di amministrazione di Amt, Agsm, Veronamercato, Consorzio Zai, e la presidenza della commissione dell’Estate teatrale veronese. Una buona potenzialità, oggi quasi inimmaginabile, ma che non ha sortito i risultati desiderati. Significa che avere buoni programmi e personale politico sono elementi importanti ma non ancora sufficienti per influire sullo stato della cosa pubblica. Ci vogliono anche le condizioni politiche per poter agire, e soprattutto un consenso elettorale, culturale e sociale diffuso. Non basta quindi mettere insieme un buon programma, magari con guizzi poetici, ed affidarlo ad una squadra composta da persone, liste e partiti “di buona volontà”. Sarebbe troppo facile, non funziona così. Ci vuole un’idea forte (programma), chi la sa rappresentare (lista, movimento o partito), e una strategia per metterla in atto (politica). Fuori da questa triade, i sogni restano sogni, con il rischio, al risveglio, di vederli trasformati in incubi.

Dal condizionale singolare della Verona che vorrei (io), bisogna passare al plurale indicativo della Verona che vogliamo (noi). E’ necessario creare un legame diretto tra impegno sociale e impegno nelle istituzioni pubbliche. La politica è uno strumento umano per prendersi cura del luogo dove viviamo, di ciò che appartiene a tutti. La politica è l’arte della relazione umana e della ricerca della libertà, è la risposta alla necessità di confrontare il nostro desiderio con il desiderio degli altri. Un lavoro politico quotidiano di cura e responsabilità, un’indispensabile pratica di ascolto e partecipazione. Questa è la politica che crea i miraggi capaci di mettere in moto le carovane.

Dobbiamo praticare nuove strade, valorizzare esperienze di “utopie concrete” che già sono vive nella società, a volte poco visibili ma determinanti per costruire il cambiamento. L’ambientalismo ha sempre parlato di generazioni future, di rispetto della terra avuta in “eredità dai nostri figli”. Oggi, nei fatti, noi siamo in guerra con le generazioni future. Stiamo loro togliendo i diritti, i beni comuni, stiamo avvelenando la terra su cui vivranno, l’aria che respireranno, il clima che avranno. Stiamo loro letteralmente impedendo di vivere bene. Dobbiamo fare la pace con il loro futuro. Dobbiamo occuparci delle diverse generazioni in politica, della necessità dello scambio, perché solo così avviene un’educazione alla politica e una risposta adeguata alla necessità di cambiamento. Non si devono rottamare gli oggetti, figuriamoci le persone. Il nuovo, soprattutto in politica, troppo spesso butta via in modo inconsapevole anche le cose buone del passato e la sua memoria. Lo scambio intergenerazionale, così come le diverse culture, è l’anima della politica, la sua fonte inesauribile di proposta e soluzioni.

Infine, chiediamoci qual è il luogo per poter fare politica e soprattutto fare una buona politica? Qual è la “casa” della politica? Nell’era della politica globale è la scelta locale a fare la differenza: per praticare la politica bisogna scegliere un luogo, affrontare un territorio, governare la città.

Non a caso il sottotitolo dell’enciclica pontificia Laudato si’ è “la cura della casa comune”. La nostra casa comune è la città di Verona. Prendersene cura significa anche candidarsi ad amministrarla, in modo diverso (negli obiettivi e nel metodo) da come è stato fatto finora.

E’ inevitabile quindi ragionare sul degrado e la perdita d’identità dei partiti che oggi sempre più hanno perso la loro connotazione popolare, abbandonando, con la carica ideologica anche i valori della partecipazione e della rappresentanza. E’ sempre più difficile per chi vuole occuparsi di bene pubblico aderire ai partiti politici o ai movimenti che chiedono una rappresentanza istituzionale. Per vedere e praticare il futuro dobbiamo “superare le cornici”, uscire dalle contrapposizioni ostili, e fare politica evitando di mettersi in cattedra, di erigere dei muri alla comprensione, di costruire risposte che funzionano sempre, per tutto, indipendentemente dalle sollecitazioni della realtà. Dobbiamo trovare le soluzioni moltiplicando le possibilità di scelta e le opzioni di cambiamento. Come diceva Alexander Langer bisogna essere talpe, per scavare in profondità, e giraffe, per vedere dall’alto. La talpa si muove goffamente, la giraffa con eleganza. Saranno quindi tentativi a volte goffi a volte eleganti quelli che faremo per aggiustare e curare la nostra città. Il programma minimo di base c’è già, e deve tenere conto delle limitatissime risorse a disposizione (chiudere definitivamente le procedure per il Traforo e il Filobus; una politica della mobilità che riduca il traffico privato e potenzi quello pubblico; una politica della casa e dei servizi sociali con attenzione ai meno abbienti e agli anziani; salvaguardia del verde, rendere agibile e fruibile l’Arsenale e gli altri spazi pubblici; sicurezza del territorio e valorizzazione dei quartieri, ecc.); la lista delle persone che si candideranno a gestire l’istituzione comunale, dovrà saper discutere e confrontarsi con gli elettori in gran parte disorientati, sfiduciati, scettici. C’è una prateria aperta, fatti di voti moderati in libera uscita, da conquistare. Il processo di mediazione, di compromessi al rialzo, di nuove alleanze per suscitare partecipazione e consensi, è la vera scommessa per il lavoro del prossimo anno: conquistare una maggioranza per realizzare la Verona che vogliamo (noi). Nella definizione di questo “noi” c’è il passaggio politico decisivo. Sta a ciascuno decidere se metterci il proprio “io ci sto” per trasformare Verona da città militare, chiusa, a città civile, aperta. Io ci sto.

Mao Valpiana

VR

Chi di querela ferisce, di querela perisce

23 giovedì Ott 2014

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alberi, Hellas, Inceneritore Cà del Bue, inquinamento, razzismo, Tosi, Traforo Torricelle, Verona

Ho deciso: querelo la Giunta guidata dal Sindaco Tosi per “il danno di immagine arrecato alla città”.

Come cittadino veronese mi sento colpito dall’improvvida decisione degli Assessori di Palazzo Barbieri di denunciare per “danno di immagine arrecato alla città“ i tre collaboratori della Procura della Federcalcio per hanno deciso di chiudere la Curva Sud per i presunti cori razzisti indirizzati verso un giocatore ghanese del Milan.

Non voglio entrare nel merito dei fatti. Io al Bentegodi non c’ero e non so se quei cori razzisti ci sono stati o no. Se ci sono stati bene ha fatto la Federcalcio a prendere provvedimenti. Se non ci sono stati bene ha fatto la Società Hellas a fare ricorso. Poi deciderà il Giudice e la sentenza dovrà essere accettata. Così va la democrazia, anche nel mondo del calcio.

Ma cosa c’entra l’Amministrazione comunale in tutto questo? La Giunta Tosi avrebbe molte altre urgenze cui dedicarsi, per dare lustro all’immagine di Verona.

Posso fare molti esempi per i quali il “danno di immagine” è stato arrecato alla città proprio da parte della Giunta e del suo Sindaco: il dannoso parcheggio che ha sventrato Piazza Corrubbio; lo stato di abbandono in cui versa l’Arsenale; il taglio degli alberi per l’inutile allargamento degli incroci di via San Marco e via Galliano; le panchine con divisorio; le ordinanze divieto “anti-panini” che penalizzano i turisti; lo scempio di viale della Repubblica; la condanna definitiva per propaganda di idee razziste contro gli zingari; gli sprechi per l’inceneritore di Cà del Bue; gli sforamenti ai limiti di inquinamento; le cementificazioni del Piano degli Interventi; la mancanza di trasporto pubblico decente e il conseguente traffico caotico; la mancanza delle piste ciclabili; lo scellerato progetto del Traforo; la delibera che autorizzava a sparare ai lupi, ecc.

E’ una brutta abitudine quella che ha preso il Sindaco, di utilizzare atti amministrativi a supporto della propria personale politica (scorretta).

E’ accaduto con la delibera sull’abbatimento dei lupi. Una delibera evidentemente assurda ed illegittima, tant’è che poi lo stesso Sindaco ha dovuto ritirarla. Ma, come lui stesso ha ammesso, serviva per dare un segnale: a Tosi interessava far sapere agli agricoltori della Lessinia che era dalla loro parte, forse pensando alle prossime elezioni regionali. Ma questo non è interesse personale in atti pubblici? E non è la stessa logica della denuncia ai funzionari di Federcalcio, per far sapere che lui è con la Società Hellas e con i tifosi della curva? Nella delibera di Giunta che dà mandato agli avvocati del Comune di querelare, atto che finirà in nulla, non è ravvisabile lo sperpero di denaro pubblico? Questo modo di gestire la cosa pubblica proprio non mi piace.

Ma stia sereno il Sindaco, non mi adeguo ai suoi metodi. La mia è solo una “querela politica”, non voglio ingolfare inutilmente la giustizia civile, già troppo lenta.. Spero però che in questa penosa vicenda ci siano tanti sportivi e qualche Assessore che vogliano dissociarsi dalla furia querelante tosiana.

Mao Valpiana

cittadino veronese

Verona, 23 ottobre 2014

Contro querelandia Valpiana scrive una lettera a Tosi

28 martedì Feb 2012

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panchina, Tosi, Verona, Verona Città Aperta

Caro Sindaco, per due volte i giudici hanno dovuto esprimersi su vicende che a mio avviso era meglio rimanessero nell’ambito del dibattito politico. Ma tu hai preferito multarmi e querelarmi. E hai fatto male, perchè in entrambi i casi la giustizia ha dato ragione a me e torto a te. Per la vicenda dei giardini di via Prato Santo (i fatti risalgono al 2009, quando l’Amministrazione ha fatto togliere le panchine per evitare che vi bivaccassero i “barboni” frequentanti la vicina mensa Caritas, e noi del Comitato “Verona città aperta” abbiamo rimesso, a nostre spese, una panchina a disposizione di tutti) sono stato multato per infrazione del codice della strada con 166 euro. Dopo ricorsi e contro ricorsi, con un accanimento persecutorio nei miei confronti davvero stupefacente, finalmente il Giudice di Pace ha riconosciuto le mie ragioni e ha annullato la multa e sono stato persino risarcito dei 38 euro spesi per il ricorso. Due anni di tempo e qualche chilo di carte. C’è poi la storia del dibattito con Saviano alla Gran Guardia. La tua Giunta ha snobbato l’evento. Io ho fatto una dichiarazione sulla stampa locale (il 10 ottobre 2010: “o si sta contro la mafia o si è collusi”) e tu hai pensato bene di rispondere con una querela. Ha dovuto interessarsene il pubblico ministero che ha scritto una bella sentenza a mio favore (“in materia di mafia sono necessarie precise prese di posizione perchè ogni incertezza costituisce indiretto vantaggio per l’organizzazione criminale”) e così il Giudice per le indagini preliminari ha archiviato la pratica. Due anni di tempo e due uffici giudiziari coinvolti. Oggi ti scrivo, caro Sindaco, non per rivendicare le due vittorie (che comunque mi fanno piacere) ma per dirti che la strada delle querele, a te così cara visto che l’hai percorsa ormai una quarantina di volte contro tuoi avversari politici, non è utile a nessuno, e rischia – come in questi casi – di essere dannosa per il ruolo che eserciti a nome della comunità veronese. Non è bello per una città come Verona avere un sindaco che perde il confronto giudiziario con uno come me. Che figura ci fai? Inoltre c’è la questione dei costi, non secondari, che l’Amministrazione ha dovuto sostenere, per poi perdere. Si poteva risparmiare il lavoro degli avocati, dei vigili, dei giudici, a vantaggio della collettività, tuo e anche mio, che ho dovuto spendere molto tempo per difendermi. Sarebbe stato molto più utile e costruttivo mantenere queste due vicende sul piano del confronto politico. Te lo avevo anche proposto: facciamo un dibattito pubblico, quando vuoi e come vuoi. Magari perdevi lo stesso, ma i veronesi sarebbero stati più contenti.
Un ultimo consiglio: ritira le 40 querele che hai avviato contro cittadini e giornalisti.

Buon lavoro.

“O si sta contro la mafia o si è collusi”

17 martedì Gen 2012

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Tosi, Verona

L’Arena martedì 17 gennaio 2012 *CRONACA*, pagina 17

QUERELA. Archiviata la denuncia del sindaco

Il gip: «Valpiana non ha diffamato Tosi e Di Dio»

Il verde accusò la Giunta di aver snobbato l’incontro con Saviano
«O si sta contro la mafia o si è collusi». Non aveva usato mezzi termini Mao Valpiana, 56 anni, in una dichiarazione resa il giorno dopo l’incontro con lo scrittore Roberto Saviano alla Gran Guardia. La linea di confine era segnata dall’aver partecipato a quel dibattito. Il leader nonviolento aveva puntato il dito verso l’assessore Vittorio Di Dio. Che il 31 dicembre aveva denunciato insieme al sindaco Valpiana per diffamazione.
È di pochi giorni fa, la decisione del gip di archiviare il procedimento a carico dell’ambientalista così come richiesto dalla procura.

La vicenda parte dalle dichiarazioni di Valpiana, rese ad un quotidiano che aveva puntato il dito contro Di Dio. «Forse l’assessore», aveva detto Mao, «ha un’errata concezione del suo assessorato. O si sta contro la mafia è si è collusi, o si è per la pace o per la guerra…la città l’ha capito, la giunta no». Frasi che avevano fatto andare su tutte le furie l’assessore. E con lui anche il sindaco. E così è partita la querela dai due per l’articolo pubblicato sul quotidiano il 10 ottobre 2010.

Nella denuncia di Di Dio si parlava tra l’altro di «gravità diffamatoria», di «affermazione lesiva ..della reputazione e dell’immagine di Di Dio e della giunta che vengono accusati di non schierarsi per la legalità».

Ma l’iniziativa giudiziaria non ha portato alcun frutto L’affermazione
«o si sta con la mafia o si è collusi», sostiene il pm «dev’essere messa in relazione con la successiva frase “o si è per la pace o si è per la guerra”. E solo così si capisce ciò che Valpiana voleva dire: «In materia di mafia sono necessarie precise prese di posizione perchè ogni incertezza costituisce indiretto vantaggio per l’organizzazione criminale». E ciò, sostiene ancora il pm «non significa pertanto
accusare la giunta di collusione con la mafia bensì di mollezza verso il fenomeno». E si tratta di «un giudizio che… non presenta alcun carattere diffamatorio». E così la richiesta è finita in archivio dopo il “lasciapassare” anche del gip.

G.CH.

Piazza Corrubbio, un anno dopo…

29 mercoledì Dic 2010

Posted by maovalpiana in Salviamo piazza Corrubbio

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parcheggio, Salviamo piazza Corrubbio, San Zeno, Tosi, Verona

Il Comitato Salviamo Piazza Corrubbio, in occasione della fine dell’anno, fa il bilancio di quanto accaduto nel 2010, e presenta i propositi per il 2011.

I lavori per la costruzione del parcheggio interrato “San Zeno”, affidato alla Ditta Rettondini, sono iniziati ufficialmente il 25 ottobre 2010. Come da contratto l’opera dovrà essere ultimata entro il 25 ottobre 2012 e sarà affidato in gestione alla Ditta per 34 anni. Piazza Corrubbio non esisterà più, trasformata definitivamente nel tetto di un garage sotterraneo. Cosa ci sarà sopra quel tetto non è ancora dato di sapere. L’Assessore Corsi ha diffuso fotomontaggi bucolici con aiuole piante, ma non è ancora stabilito se la piazza sarà pedonale o attraversata di una strada carrabile, quale sarà la mobilità della zona circostante, dove passeranno le automobili o gli autobus che da corso Milano saranno dirette verso Castelvecchio o Ponte Risorgimento. Tutto è ancora incerto e nebuloso.

Nel frattempo i lavori di scavo non sono ancora iniziati, essendo tuttora in corso gli spostamenti dei sottoservizi. Il ritardo sul cronoprogramma ufficiale è clamoroso e supera i due anni: sbancamento e fondazioni avrebbero dovuto essere realizzate entro giugno 2010, le strutture e il solaio entro gennaio 2011.

Da quando è stato aperto il cantiere, 8 settembre 2009, i ritardi si sono accumulati grazie a tre fattori decisivi:

  1. l’opposizione al progetto dei sanzenati, dei commercianti, della maggioranza dei veronesi e le azioni del Comitato Salviamo Piazza Corrubbio;
  2. Il ritrovamento di moltissimi reperti archeologici (tombe e absidi) che attendono ancora una valutazione e una classificazione da parte della Soprintendenza. Noi riteniamo, con il conforto del parere di archeologi, che ci troviamo di fronte alla principale necropoli veronese, origine del cristianesimo in città. Riteniamo incomprensibile l’atteggiamento della Soprintendenza ed il silenzio della Curia. Chiediamo un giudizio “super partes” da parte di organi superiori (una commissione ministeriale);
  3. Le contraddizioni dell’Amministrazione comunale che a parole dice di essere contraria al parcheggio, ma nei fatti ne ha favorito la realizzazione, e la conseguente incertezza ed imbarazzo della Ditta che sta investendo molti capitali in un’opera di cui ancora non ha la certezza di poter concludere.

Sul parcheggio di Piazza Corrubbio regna la più totale confusione. Le forze politiche di maggioranza sono spaccate (il Pdl ha proposto di spostare il progetto sotto i valli dei Bastioni, mentre la Lega agita lo spauracchio delle penali da pagare alla Ditta); la Circoscrizione e il Comune non hanno mai avviato un tavolo comune di lavoro sul futuro delle piazza; i cittadini non sono stati informati adeguatamente, ed i commercianti sono stati lasciati soli (molti esercenti hanno chiuso o svenduto la licenza); una parte del Pd ha riconosciuto gli errori fatti e ha sostenuto l’impegno contro il parcheggio e per la riqualificazione della Piazza.

Tutto questo è il frutto di una cattiva amministrazione della cosa pubblica.

Il parcheggio non è necessario. Nessuno studio sui flussi di traffico e sulle reali necessità di parcheggi nella zona è stato commissionato dal Comune e reso pubblico. La Giunta Tosi continua a nascondersi dietro alla scusa “noi l’abbiamo ereditato, la colpa è di Zanotto”. Noi del Comitato abbiamo ampiamente dimostrato che si poteva trattare una diversa soluzione con la Ditta, ed abbiamo ripetutamente invitato l’Assessore ad un pubblico confronto, che è sempre stato rifiutato.

L’impegno del Comitato contro il parcheggio non si è mai sopito:

– le azioni nonviolente di sensibilizzazione e coinvolgimento della popolazione sono note in tutta la città (alberi vestiti, poesie sugli alberi, i volti dipinti alle finestre, le feste in musica, le assemblee informative, la Marcia dei mille, la serrata, la mozione in Consiglio Comunale, ecc.) e proseguiranno nei prossimi mesi;

– il nostro esposto alla Magistratura (violazioni e irregolarità urbanistiche e amministrative) depositato nel novembre 2009 non è stato archiviato;

– abbiamo affidato uno studio scientifico sull’aumento dell’inquinamento e dei tumori nell’ipotesi del parcheggio in funzione per un certo numero di anni;

– abbiamo proposto al Comune e alla Fondazione Cariverona una soluzione economica per restituire la piazza alla città (la Fondazione ha risposto, il Comune no).

La determinazione per fermare il parcheggio non è una battaglia contro i mulini a vento. Fermare quel parcheggio e salvare Piazza Corrubbio significherebbe:

  • l’avvio di una nuova politica urbanistica partecipata in città; le scelte le devono fare i cittadini e la politica non deve cedere ai privati pezzi di territorio che sono di tutti;
  • non accettare la dittatura delle automobili, che devono essere lasciate fuori dal centro storico per favorire invece i mezzi di trasporto pubblico;
  • non svendere la storia di un quartiere come San Zeno per un malinteso progresso;
  • riaffermare che gli errori della pubblica amministrazione non devono essere fatti pagare ai cittadini;
  • restituire ai giovani la speranza che con l’impegno e la partecipazione le cose possono cambiare e la città si può migliorare.

Comitato Salviamo Piazza Corrubbio

Verona, 29 dicembre 2010



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