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Movida in Piazza Erbe a Verona

23 sabato Mag 2020

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Movida, piazza Erbe, Verona

Preferisco ricordarla così, nel suo splendore, vuota di umani, piena di bellezza, non vilipesa e lordata da invasori occupanti. Nelle notti di silenzio e deserto era la mia meta prediletta.
Come vengono limitate e contingentate le entrate ai musei, come lo saranno quelle nei teatri, così andrebbero preservate le nostre piazze, impedendo agli osceni incivili di accedervi. Vadano ad infettarsi nei parcheggi dei centri commerciali, per loro è uguale, non sanno cogliere l’unicità del toloneo.piazza erbe verona

Un progetto politico, radicato in città, che inizia con un digiuno …

04 sabato Mar 2017

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elezioni, Verona

Verona. La conclusione (negativa) della (mancata) candidatura di Gianpaolo Trevisi, ci dice molte cose.

Lo psicodramma si è consumato tutto internamente ai vari gruppi (correnti) del Pd, tra spinte centrifughe per una candidatura civica (l’imprenditrice, il calciatore, il professore, il poliziotto) o spinte centripete verso le primarie (il giovane, il capitano-di-lungo-corso, la consigliera segretaria).

Le candidature bruciate successivamente sembravano essere intercambiabili, una valeva l’altra, purché il personaggio in questione accettasse e fosse gradito alla maggioranza dei dirigenti di partito. Ma legati ai nomi, c’erano anche punti programmatici specifici? Questo non lo sappiamo. Non abbiamo mai sentito da nessuno di loro raccontarci una visione di città. Sappiamo solo che erano nomi e volti noti, bravi professionisti nei rispettivi settori, e che finora erano stati fuori dalla politica…. (ai miei occhi questo non è affatto un punto qualificante).

In particolare il “poliziotto-scrittore”, che si è sfilato definitivamente, è una brava persona, sa scrivere bene, sa raccontare in modo convincente, è stimato sul lavoro, ma non ci è mai stato detto se conoscesse la complessa macchina amministrativa di un Comune: sarebbe stato anche un buon amministratore? avrebbe avuto doti politiche di mediazione e lungimiranza? Non sappiamo…

Non esiste il nome salvifico. Non esiste una politica che si incarna solo in un determinato personaggio, se manca il quale tutto salta. La politica è necessariamente un processo collettivo. Come la storia, non fa salti in avanti. Non fa passi più lunghi della propria gamba. Anche in politica si ha oggi quello che si è preparato ieri. Non si possono improvvisare candidature, non si inventano liste dell’ultimo momento. Gli “effetti speciali” last minute, non lasciano traccia. Un processo politico deve avere il tempo di sperimentarsi e radicarsi nel territorio.

A Verona negli ultimi anni sono cresciuti una delusione e un malcontento verso la “gestione Tosi” della città; in consiglio comunale c’è stata una tenace opposizione dovuta non solo alla capacità di controllo e denuncia di un singolo consigliere, ma soprattutto al lavoro diffuso di tanti comitati o cittadini vittime delle scellerate politiche dell’Amministrazione.

E’ attorno a questo lavoro che può nascere una proposta politica per le prossime elezioni, che sappia parlare a tutta la città. Non ci sono altre strade. Il programma è già insito nei tanti progetti ed idee che sono emersi negli anni come visione alternativa alla fallimentare gestione attuale.

Non servono appelli o sedicenti registi che mandano in campo altri; quello che serve ora sono persone riunite sotto simboli civici o di partito, disponibili a mettersi in gioco, a raccogliere consensi non per un sogno ma per un nuovo progetto di città, inclusiva, aperta, accogliente, vivibile. I nodi su cui si è schiantato il sindaco uscente sono tutti di carattere ambientale: il fallito traforo, il filobus mai visto, overdose di centri commerciali, mobilità irrisolta, svendita del patrimonio pubblico, cultura ferma al palo, cemento contro verde, inquinamento oltre ogni limite. Ecologia politica e politica dell’ecologia è la richiesta che viene dai cittadini (specialmente i bambini, veronesi di domani, che pagheranno gli errori di oggi) e che deve essere raccolta.

Le elezioni amministrative sono un’occasione per uno sguardo più ampio anche sul nostro futuro. Tra qualche anno la sfida decisiva sarà quella della variazioni climatiche. Anche nella nostra città iniziamo a vedere alluvioni, siccità, aumento della temperatura. Poiché siamo in periodo quaresimale, prendo ad esempio una bella iniziativa nata in ambito cattolico, che può essere uno spunto anche per la prossima campagna elettorale. Papa Francesco ha creato una nuova beatitudine: Beati coloro che hanno cura della casa comune; alcune chiese locali hanno lanciato, per la Quaresima, il digiuno dell’anidride carbonica: ridurre l’uso di carburanti, elettricità, lo spreco di plastica, carta e acqua, ridurre le azioni che danneggiano il creato. Il digiuno sfida le persone a considerare come le loro azioni quotidiane possono avere un impatto sull’ambiente. Tutti possono fare piccoli passi per ridurre le emissioni di anidride carbonica. E i gesti che mettiamo in pratica durante la Quaresima possono continuare anche dopo, così da garantire un cambiamento duraturo.

La campagna elettorale deve essere occasione di partecipazione e cittadinanza attiva per tutti.

Mao Valpiana

Verona

Verona, casa comune da riparare e curare

17 giovedì Mar 2016

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Fedeli, Langer, Tosi, Verdi, Verona

Verona è una città militare.

La prendo alla larga, ma la faccio breve. Nasce nel neolitico sul Colle San Pietro, luogo facilmente difendibile da attacchi esterni; in epoca romana è un castrum fortificato; nell’epoca imperiale di Augusto una base per le legioni; l’imperatore Gallieno, per difendersi dalle invasioni barbariche fa costruire le mura della città; nel regno di Teodorico è il centro militare più importante; re Pipino fa riadattare la cinta muraria; durante il dominio visconteo vengono rafforzate le difese murarie, eretti i castelli di San Pietro e San Felice e costruita una cittadella militare; poi i veneziani progettano la fortificazione della città e creano il sistema difensivo che sarà ripreso e potenziato dagli austriaci nell’Ottocento, rendendola una città-piazzaforte; Verona è il perno del sistema di difesa del Quadrilatero; dal 1848 al 1866 diventa la città più fortificata dell’Impero, vengono costruiti i forti e creato il primo campo trincerato; seguono poi le vicende militari della prima e seconda guerra mondiale, durante la quale Verona vede l’insediamento dei più importanti comandi militari nazisti ed è la capitale della fascistissima Repubblica di Salò; nel dopo guerra ospita il centro strategico delle Forze Terrestri Nato in Sud Europa (Ftase), base di oscure trame nere, fino ai giorni nostri …

Questa “vocazione militare” ha certamente forgiato lo sviluppo storico della città, ma anche urbanistico e forse perfino antropologico. Il carattere chiuso, difensivo, conservatore dei veronesi de soca forse trova origine proprio in questa dimensione militare.

Dunque, non possiamo pensare alla Verona di domani senza fare i conti con la Verona di ieri.

La città è “moderata”, diffidente verso ogni innovazione, prudente fino all’eccesso. A parte l’esperienza del sindaco socialista Aldo Fedeli, dal 1946 al 1951, tutte le amministrazioni successive fino al 1994 sono state saldamente in mano ad un democristiano; poi un paio di amministrazioni di “centro-destra” e una di “centro-sinistra” (dove in verità il “centro” prevaleva su destra e sinistra), ed infine negli ultimi 9 anni, con l’elezione diretta del Sindaco, i veronesi hanno scelto uno de noaltri, il sindaco-sceriffo Flavio Tosi, rassicurante difensore della tradizione, dell’ordine, dei nostri schei (secondo la vulgata, anche se la verità dei fatti dice ben altre cose).

Negli anni ci sono stati, va riconosciuto, anche interessanti tentativi di innovazione politica, e non solo “di sinistra”, per tentare di offrire alla città un governo del cambiamento. Una novità fu certamente l’irrompere sulla scena civile e politica di Verona di una visione “verde”. Pur con storie, tempi e modalità diverse, le varie esperienze associative del Wwf, Italia Nostra, Legambiente, Amici della Bicicletta e poi le varie aggregazioni politiche dei Verdi (Verdi del Sole che ride, Verdi Arcobaleno, Verdi-Comitati di Quartiere, Verdi della Colomba) hanno contribuito a costruire un programma ambientalista, ecologista, per la nostra città, con proposte precise e concrete, che vanno dalla mobilità (rete di piste ciclabili, tramvia, zone pedonali, ecc.) fino alla salvaguardia della collina e la valorizzazione delle Mura. Il patrimonio accumulato in quarant’anni di ambientalismo scaligero è enorme, e la neonata associazione VeronaPolis ne ha presentato una sintesi ragionata e fruibile per l’oggi. Niente di nuovo sul piano programmatico, ma ancora tutto o in gran parte da realizzare.

Eppure le occasioni per fare una politica verde non sono mancate. Forse i più giovani non sanno che i verdi sono stati anche ai vertici dell’amministrazione veronese: nel 1993 un vicesindaco, e assessorati all’urbanistica, ai giardini e strade, all’ecologia, ai problemi energetici, economato e bilancio, e dal 2002 assessorato allo sport, ambiente, tempo libero, agenda 21 e presenze nei consigli di amministrazione di Amt, Agsm, Veronamercato, Consorzio Zai, e la presidenza della commissione dell’Estate teatrale veronese. Una buona potenzialità, oggi quasi inimmaginabile, ma che non ha sortito i risultati desiderati. Significa che avere buoni programmi e personale politico sono elementi importanti ma non ancora sufficienti per influire sullo stato della cosa pubblica. Ci vogliono anche le condizioni politiche per poter agire, e soprattutto un consenso elettorale, culturale e sociale diffuso. Non basta quindi mettere insieme un buon programma, magari con guizzi poetici, ed affidarlo ad una squadra composta da persone, liste e partiti “di buona volontà”. Sarebbe troppo facile, non funziona così. Ci vuole un’idea forte (programma), chi la sa rappresentare (lista, movimento o partito), e una strategia per metterla in atto (politica). Fuori da questa triade, i sogni restano sogni, con il rischio, al risveglio, di vederli trasformati in incubi.

Dal condizionale singolare della Verona che vorrei (io), bisogna passare al plurale indicativo della Verona che vogliamo (noi). E’ necessario creare un legame diretto tra impegno sociale e impegno nelle istituzioni pubbliche. La politica è uno strumento umano per prendersi cura del luogo dove viviamo, di ciò che appartiene a tutti. La politica è l’arte della relazione umana e della ricerca della libertà, è la risposta alla necessità di confrontare il nostro desiderio con il desiderio degli altri. Un lavoro politico quotidiano di cura e responsabilità, un’indispensabile pratica di ascolto e partecipazione. Questa è la politica che crea i miraggi capaci di mettere in moto le carovane.

Dobbiamo praticare nuove strade, valorizzare esperienze di “utopie concrete” che già sono vive nella società, a volte poco visibili ma determinanti per costruire il cambiamento. L’ambientalismo ha sempre parlato di generazioni future, di rispetto della terra avuta in “eredità dai nostri figli”. Oggi, nei fatti, noi siamo in guerra con le generazioni future. Stiamo loro togliendo i diritti, i beni comuni, stiamo avvelenando la terra su cui vivranno, l’aria che respireranno, il clima che avranno. Stiamo loro letteralmente impedendo di vivere bene. Dobbiamo fare la pace con il loro futuro. Dobbiamo occuparci delle diverse generazioni in politica, della necessità dello scambio, perché solo così avviene un’educazione alla politica e una risposta adeguata alla necessità di cambiamento. Non si devono rottamare gli oggetti, figuriamoci le persone. Il nuovo, soprattutto in politica, troppo spesso butta via in modo inconsapevole anche le cose buone del passato e la sua memoria. Lo scambio intergenerazionale, così come le diverse culture, è l’anima della politica, la sua fonte inesauribile di proposta e soluzioni.

Infine, chiediamoci qual è il luogo per poter fare politica e soprattutto fare una buona politica? Qual è la “casa” della politica? Nell’era della politica globale è la scelta locale a fare la differenza: per praticare la politica bisogna scegliere un luogo, affrontare un territorio, governare la città.

Non a caso il sottotitolo dell’enciclica pontificia Laudato si’ è “la cura della casa comune”. La nostra casa comune è la città di Verona. Prendersene cura significa anche candidarsi ad amministrarla, in modo diverso (negli obiettivi e nel metodo) da come è stato fatto finora.

E’ inevitabile quindi ragionare sul degrado e la perdita d’identità dei partiti che oggi sempre più hanno perso la loro connotazione popolare, abbandonando, con la carica ideologica anche i valori della partecipazione e della rappresentanza. E’ sempre più difficile per chi vuole occuparsi di bene pubblico aderire ai partiti politici o ai movimenti che chiedono una rappresentanza istituzionale. Per vedere e praticare il futuro dobbiamo “superare le cornici”, uscire dalle contrapposizioni ostili, e fare politica evitando di mettersi in cattedra, di erigere dei muri alla comprensione, di costruire risposte che funzionano sempre, per tutto, indipendentemente dalle sollecitazioni della realtà. Dobbiamo trovare le soluzioni moltiplicando le possibilità di scelta e le opzioni di cambiamento. Come diceva Alexander Langer bisogna essere talpe, per scavare in profondità, e giraffe, per vedere dall’alto. La talpa si muove goffamente, la giraffa con eleganza. Saranno quindi tentativi a volte goffi a volte eleganti quelli che faremo per aggiustare e curare la nostra città. Il programma minimo di base c’è già, e deve tenere conto delle limitatissime risorse a disposizione (chiudere definitivamente le procedure per il Traforo e il Filobus; una politica della mobilità che riduca il traffico privato e potenzi quello pubblico; una politica della casa e dei servizi sociali con attenzione ai meno abbienti e agli anziani; salvaguardia del verde, rendere agibile e fruibile l’Arsenale e gli altri spazi pubblici; sicurezza del territorio e valorizzazione dei quartieri, ecc.); la lista delle persone che si candideranno a gestire l’istituzione comunale, dovrà saper discutere e confrontarsi con gli elettori in gran parte disorientati, sfiduciati, scettici. C’è una prateria aperta, fatti di voti moderati in libera uscita, da conquistare. Il processo di mediazione, di compromessi al rialzo, di nuove alleanze per suscitare partecipazione e consensi, è la vera scommessa per il lavoro del prossimo anno: conquistare una maggioranza per realizzare la Verona che vogliamo (noi). Nella definizione di questo “noi” c’è il passaggio politico decisivo. Sta a ciascuno decidere se metterci il proprio “io ci sto” per trasformare Verona da città militare, chiusa, a città civile, aperta. Io ci sto.

Mao Valpiana

VR

Chi di querela ferisce, di querela perisce

23 giovedì Ott 2014

Posted by maovalpiana in Salviamo piazza Corrubbio, Uncategorized

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alberi, Hellas, Inceneritore Cà del Bue, inquinamento, razzismo, Tosi, Traforo Torricelle, Verona

Ho deciso: querelo la Giunta guidata dal Sindaco Tosi per “il danno di immagine arrecato alla città”.

Come cittadino veronese mi sento colpito dall’improvvida decisione degli Assessori di Palazzo Barbieri di denunciare per “danno di immagine arrecato alla città“ i tre collaboratori della Procura della Federcalcio per hanno deciso di chiudere la Curva Sud per i presunti cori razzisti indirizzati verso un giocatore ghanese del Milan.

Non voglio entrare nel merito dei fatti. Io al Bentegodi non c’ero e non so se quei cori razzisti ci sono stati o no. Se ci sono stati bene ha fatto la Federcalcio a prendere provvedimenti. Se non ci sono stati bene ha fatto la Società Hellas a fare ricorso. Poi deciderà il Giudice e la sentenza dovrà essere accettata. Così va la democrazia, anche nel mondo del calcio.

Ma cosa c’entra l’Amministrazione comunale in tutto questo? La Giunta Tosi avrebbe molte altre urgenze cui dedicarsi, per dare lustro all’immagine di Verona.

Posso fare molti esempi per i quali il “danno di immagine” è stato arrecato alla città proprio da parte della Giunta e del suo Sindaco: il dannoso parcheggio che ha sventrato Piazza Corrubbio; lo stato di abbandono in cui versa l’Arsenale; il taglio degli alberi per l’inutile allargamento degli incroci di via San Marco e via Galliano; le panchine con divisorio; le ordinanze divieto “anti-panini” che penalizzano i turisti; lo scempio di viale della Repubblica; la condanna definitiva per propaganda di idee razziste contro gli zingari; gli sprechi per l’inceneritore di Cà del Bue; gli sforamenti ai limiti di inquinamento; le cementificazioni del Piano degli Interventi; la mancanza di trasporto pubblico decente e il conseguente traffico caotico; la mancanza delle piste ciclabili; lo scellerato progetto del Traforo; la delibera che autorizzava a sparare ai lupi, ecc.

E’ una brutta abitudine quella che ha preso il Sindaco, di utilizzare atti amministrativi a supporto della propria personale politica (scorretta).

E’ accaduto con la delibera sull’abbatimento dei lupi. Una delibera evidentemente assurda ed illegittima, tant’è che poi lo stesso Sindaco ha dovuto ritirarla. Ma, come lui stesso ha ammesso, serviva per dare un segnale: a Tosi interessava far sapere agli agricoltori della Lessinia che era dalla loro parte, forse pensando alle prossime elezioni regionali. Ma questo non è interesse personale in atti pubblici? E non è la stessa logica della denuncia ai funzionari di Federcalcio, per far sapere che lui è con la Società Hellas e con i tifosi della curva? Nella delibera di Giunta che dà mandato agli avvocati del Comune di querelare, atto che finirà in nulla, non è ravvisabile lo sperpero di denaro pubblico? Questo modo di gestire la cosa pubblica proprio non mi piace.

Ma stia sereno il Sindaco, non mi adeguo ai suoi metodi. La mia è solo una “querela politica”, non voglio ingolfare inutilmente la giustizia civile, già troppo lenta.. Spero però che in questa penosa vicenda ci siano tanti sportivi e qualche Assessore che vogliano dissociarsi dalla furia querelante tosiana.

Mao Valpiana

cittadino veronese

Verona, 23 ottobre 2014

Festa in piazza San Zeno, funerale per piazza Corrubbio

26 sabato Mag 2012

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Salviamo piazza Corrubbio, San Zeno, Verona

In questi giorni si stanno celebrando i festeggiamenti per i 1650 anni del nostro Patrono.

Musica, gastronomia, giostre, teatro, in piazza San Zeno e in piazza Pozza. Ma pochi metri più in là, in piazza Corrubbio, vediamo la desolazione di un cantiere fermo e abbandonato per il fallimento di una ditta esecutrice dei lavori.

Le dichiarazioni dell’Assessore sono sconfortanti: “la situazione sembra sotto controllo e i lavori dovrebbero riprendere già la settimana prossima”. Dopo due anni di agonia queste parole suonano come una campana a morto per la piazza. La finzione di progetti fatti al computer con disegnetti di aiuole, fontane, mamme felici con le carrozzine dei loro neonati, stridono con l’amara realtà di un cantiere senza fine, di una piazza ridotta a cratere come un vulcano spento. Desolazione.

Le rassicurazioni, le promesse, le patetiche dichiarazioni da campagna elettorale sono svanite. Resta solo la verità che il Comitato Salviamo piazza Corrubbio ha sempre annunciato: “questa storia è iniziata male e finirà peggio”.

Non fa piacere vedersi riconosciuto il ruolo della Cassandra. Ma purtroppo è così.

Ora c’è una sola cosa da fare: l’Amministrazione comunale si deve assumere le proprie responsabilità e farsi garante presso le banche per una fidejussone che permetta alla ditta appaltatrice di concludere i lavori fino alla copertura del parcheggio.

Poi la decisione su come realizzare la superficie delle futura piazza deve essere tolta dalle mani della Rettondini e affidata ad un concorso pubblico, con il coinvolgimento dei cittadini, che hanno già espresso il desiderio di riavere una piazza viva, alberata, in sintonia con il contesto storico che la circonda. L’alternativa è tenersi un cantiere abbandonato a 50 metri dal campanile di San Zeno. Uno scandalo mondiale. Il modo peggiore per festeggiare i 1650 anni del Patrono.

Mao Valpiana
Comitato Salviamo Piazza Corrubbio

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